Come una famiglia




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Giampaolo Simi

Editore: Sellerio Editore Palermo

Collana: La memoria

Genere: Narrativa

Pagine: 432 p.

Anno di pubblicazione: 2018

Giampaolo Simi ci riporta in Versilia e nel mondo de La ragazza sbagliata, e traccia un affresco ambizioso e avvincente, di raffinato realismo e lancinante tensione.

«Un narratore di talento, a cui da tempo i canoni dei generi stanno stretti. E che ha la giusta ambizione di scrivere un vero romanzo»Ranieri Polese, La Lettura, Corriere della Sera

«Nessun trucchetto, nessuna sensazione di aver già capito come andrà a finire quando sei ancora a pagina cento. Merce rara. Come La ragazza sbagliata di Giampaolo Simi»Fabio Galati, La Repubblica

Sinossi. Un giovane calciatore promettente, l’euforia della vittoria, i complimenti dell’allenatore e di qualche spettatore importante. La famiglia Corbo si ritrova riunita in una serata che sembra quella dei tempi in cui tutto andava per il verso giusto. Il figlio Luca può avere una carriera da professionista, è stato notato da alcuni procuratori, ed è il momento di fare una scelta. Sono trascorsi alcuni anni dall’estate del caso Nora Beckford, quando Dario Corbo, ex giornalista, cinico malinconico, toscano al cento per cento, ha cercato di riscattare l’immagine di un’assassina che lui stesso aveva contribuito a creare. Ora Dario lavora per lei, alla Fondazione che cura l’opera del padre artista, e in molti hanno da ridire. Basta una telefonata a cambiare tutto, ancora una volta. Dario viene chiamato all’albergo dove il figlio alloggia con la squadra, due poliziotti stanno frugando nella sua stanza, Luca è pallido e silenzioso. La notte precedente una ragazza è arrivata al pronto soccorso accompagnata da un’amica, ha denunciato di essere stata portata sulla spiaggia, stuprata e picchiata da un ragazzo conosciuto in discoteca. Quel ragazzo si chiama Luca, e gioca a calcio.
Giampaolo Simi ci riporta in Versilia e nel mondo de La ragazza sbagliata, e traccia un affresco ambizioso e avvincente, di raffinato realismo e lancinante tensione. La storia di una famiglia costretta a guardarsi dentro per comprendere fino a che punto ci si può spingere per proteggere le persone che amiamo, e scossa dal sospetto che in un figlio si possa nascondere una creatura feroce

Recensione

(…) Che io ho paura, perché i nostri demoni ci inseguono, passano di padre in figlio per perseguitarci e ci aspettano la notte, quando abbiamo divorato anche l’ultimo brandello di vittoria, o quando guardiamo il soffitto e vediamo solo le macerie di una sconfitta.

Perché i fatti, di per sé, sono tutto e niente. I fatti hanno vita breve, sono sopravanzati continuamente da altri fatti. Le storie invece possono resistere e anche sopravviverci.

Nessun dubbio. La storia che ci racconta Giampaolo Simi è di quelle che restano, dentro. Di quelle che scuotono fino alle fondamenta. Noi stessi e le nostre certezze. E i rapporti più stretti e strutturati che viviamo. Quelli tra uomo e donna. Quelli tra genitori e figli. Ed è proprio qui che si gioca la partita. Nell’indagine del rapporto tra un padre, Dario Corbo, protagonista e voce narrante, e suo figlio, Luca Corbo, calciatore, giovane promessa e gran talento.

Appare subito chiaro come la metafora del calcio giocato in campo sia perfettamente parallela e speculare alla vera partita del romanzo. Quella che si gioca tra padre e figlio, e che si basa sulla stessa filosofia, si fonda sulle stesse regole. La fiducia, prima cosa, quella che serve al calciatore per passare la palla al compagno di squadra, quella che serve a un genitore per credere al figlio, quella che serve al figlio per dire la verità al genitore.

Ma cosa succede nel momento in cui questa stessa fiducia viene messa in discussione, minata da ambiguità e reticenze?

Come si comporta una famiglia in una situazione così?

È questo uno dei cardini del romanzo, questo l’interrogativo a cui Dario Corbo, e per estensione il lettore, prova a dare un senso, più che una risposta univoca, che di fatto non può sussistere.

Come reagisce un padre ritrovandosi di fronte il figlio, quel figlio che crede di conoscere alla perfezione, accusato di stupro e gravissime percosse e lesioni da parte di una ragazzina ridotta in fin di vita?

Facendo fronte comune a proteggerlo, come deve fare una famiglia, di fronte a un’accusa infamante e, sicuramente, priva di fondamento, che colpisce uno dei propri membri.

Perché in una squadra, ci si guarda le spalle gli uni con gli altri, ci si copre

Ma giocare insieme al limite dell’area di rigore, in quella zona dove ogni incertezza diventa irreparabile, è qualcosa di più di giocare nella stessa squadra.

È proprio questo serrare le fila nelle difficoltà che in maniera paradossale ma perfettamente dotata di coerenza interna rende l’istituzione famiglia una corazzata che si vuole inaffondabile, anche quando i genitori sono separati o emotivamente lontani.

Uniti nelle tragedie, sebbene non più nel sentimento, ci si sente di nuovo come una famiglia.

Quando c’è bisogno siamo ancora una famiglia, siamo uniti e ci aiutiamo. Questo è l’importante. E questo tra noi tre ci sarà sempre.

Quasi ad ammettere che il dolore e le preoccupazioni siano più forti, tenaci nel riunire, nell’avvicinare, rispetto all’amore.

Qualora avvallassimo questo, però, che nome dare a ciò che lega, indissolubilmente, con la forza del titanio, Dario Corbo e Nora Beckford, la sua datrice di lavoro, il suo passato, più presente che mai? E soprattutto, è davvero così? è davvero così a prescindere da tutto?

Perché si dà il caso che il protagonista, il padre, Dario Corbo, sia un ex giornalista di nera, abituato all’indagine, a scoperchiare, a sviscerare moventi e intenzioni. E si dà il caso che si ritrovi davanti il proprio figlio, reticente, omertoso, finanche bugiardo e smentito da prove certe. Ecco come diventa importante il perché Luca Corbo menta, tanto quanto il perché eventualmente avrebbe commesso atti che nega e che invece paiono sussistere. Ecco come la partita si sposti sul piano dei fatti, del provare a capirli, dello smascherarne le vere dinamiche. Senza sapere, fino alla fine, quali saranno le risposte e soprattutto cosa farne. Di quelle risposte.

Tutto quello che fa la differenza, nel calcio, accade quando non si gioca, succede nella testa e negli spogliatoi. È la dose di mistero e imprevedibilità per cui può ancora valer la pena di seguirlo.

È la dose di mistero e l’imprevedibilità che pervade i comportamenti di protagonisti e comprimari, nessuno escluso, è la scrittura magistrale, fluida e tagliente, di Giampaolo Simi, è questa storia che prende ogni fibra di noi stessi, in modo viscerale. È tutto ciò che fa valere la pena di leggere questo romanzo. Di più. Lo rende assolutamente imperdibile.

Giampaolo Simi


Giampaolo Simi si è sempre interessato prevalentemente di narrativa di genere, dal fantastico all’horror, dal giallo al noir. Ha esordito nel 1996 con il romanzo Il buio sotto la candela (Baroni), pubblicando poi Direttissimi altrove (DeriveApprodi, 1999), Figli del tramonto (Hobby&Work, 2000), Tutto o nulla (2000, DeriveApprodi, ristampato da Mondadori), L’occhio del rospo (2001, Adkronos Libri). Per Einaudi Stile libero ha pubblicato Il corpo dell’inglese (2004), Rosa elettrica (2007) e ha scritto un racconto per l’antologia Crimini italiani (2008). Per edizioni E/O ha pubblicato La notte alle mie spalle (2012). Per Sellerio Editore Palermo ha pubblicato Cosa resta di noi (2015).
Pubblicista, collabora con riviste e quotidiani.

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