Detective in cerca d’autore




Sinossi. Alle 11 di uno sfavillante mattino primaverile la signora Cowper, madre di un famoso attore, entra in un’agenzia di onoranze funebri per prendere accordi per il proprio funerale; verrà assassinata sei ore più tardi nel suo appartamento londinese, strangolata con il cordoncino di una tenda. È una morte che Daniel Hawthorne, ex detective e oggi consulente esterno della squadra omicidi, non può derubricare a coincidenza. Oltre ai modi bruschi, l’insulto facile e le tasche vuote, Hawthorne ha un fiuto eccezionale, utile alla polizia nei casi più spinosi. Chiamato a investigare anche in questa occasione, vorrebbe che il celebre giallista Anthony Horowitz, sua vecchia conoscenza, scrivesse un libro sull’indagine in corso: sarebbe senz’altro un bestseller, i cui guadagni verrebbero divisi in parti uguali. Ed è uno spunto di trama servito su un piatto d’argento a uno scrittore momentaneamente a corto di idee. Quindi, sebbene Horowitz non abbia alcuna voglia di immischiarsi con un uomo a dir poco spigoloso, eccolo ritrovarsi, suo malgrado, coinvolto nel progetto. Un produttore teatrale accusato di frode, una domestica dal passato discutibile, un figlio sregolato: sono solo alcuni degli indiziati che affollano un intrigo in cui tutti, Hawthorne compreso, sembrano nascondere qualcosa; una trama che parrebbe unire ai due capi dello stesso filo la morte della signora Cowper e un vecchio caso di cronaca, e che spinge Horowitz a posare la penna per vestire a sua volta i panni del detective. Con questo Sherlock Holmes in chiave moderna, lo scrittore britannico inaugura una serie ingegnosa con due protagonisti memorabili e si conferma esperto innovatore della migliore tradizione del giallo.

 DETECTIVE IN CERCA DI AUTORE

di Anthony Horowitz

Rizzoli 2023

Francesca Campisi  ( Traduttore )

Thriller, pag.336

 Recensione di Salvatore Argiolas

Dopo “I delitti della gazza ladra del 2016, primo episodio della serie dedicata a Susan Ryeland, Anthony Horowitz con “Detective in cerca d’autore” continua il suo tentativo di cercare nuovi scenari per il genere, spesso fermo a schemi e sviluppi risalenti all’inizio del secolo scorso.

Horowitz ama utilizzare i topoi caratteristici del giallo inserendoli in trame complesse ma pienamente godibili e intriganti come questo libro del 2017 che ha come titolo originale “The Word is Murder”.

Anthony Horowitz viene coinvolto dall’ex poliziotto Hawthorne, che ha conosciuto durante la sceneggiatura di una serie televisiva, nell’indagine sul brutale omicidio di un’anziana donna massacrata in casa, con lo scopo di scrivere un libro sull’inchiesta.

Il caso è particolare perché la donna qualche ora prima di essere uccisa andò in un agenzia di onoranze funebri per organizzare il suo funerale e questo fatto crea tante ipotesi investigative che affondano la radici anche nel lontano passato, quando in un incidente sfortunato causò la morte di un ragazzo e l’invalidità permanente del fratello.

Horowitz si trova così ad essere sia autore sia narratore quasi stolido, alla “Watson”, e il suo ruolo di spalla non lo soddisfa perché crede di essere in grado di risolvere il caso abbastanza facilmente, anche se Scotland Yard brancola nel buio e ha chiesto la consulenza proprio di Hawthorne, “che vantava dieci anni di esperienza nella squadra omicidi, bruscamente interrotti per ragioni poco chiare.”

L’ex detective ha una mente deduttiva e intuitiva ma è molto restio a condividere i suoi ragionamenti per cui Horowitz deve sempre cercare di interpretare indizi, situazioni e dichiarazioni in modi che talvolta non sono propriamente esatti e che lo portano a non avere una chiaro disegno dei fatti.

La convivenza tra detective e autore è burrascosa perché Hawthorne non gradisce per niente lo stile e l’impostazione di Horowitz e tenta di portarlo sulla strada della logica perché, come Sherlock Holmes rimproverava a Watson, lo scrittore “vede ma non osserva”:

“Le parole sono mie, ma le gesta erano di Hawthorne e la verità è che, fin dall’inizio, si sono rivelate inconciliabili. Il mio primo capitolo a Hawthorne non piacque.”

Non va bene per niente Tony” esordì. Stai ingannando il lettore” “In che senso?”

“La primissima frase. Non va bene.”

Il libro si snoda su queste schermaglie che divertono che, lette con le lenti dell’appassionato di gialli, possono dare molte tracce per scoprire il colpevole, con prove disseminate in tante pagine ma che solo una mente logica come quella di Hawthorne riuscirà ad unire in un disegno coerente mentre Anthony Horowitz per ripicca esplora altre piste investigative alternative.

“In due settimane era cambiato tutto. Mi ero lasciato trasformare in una spalla muta, un personaggio secondario del mio stesso libro! Peggio ancora, per qualche strana ragione mi ero convinto di non saper cogliere il minimo indizio senza prima chiedere lumi a Hawthorne. Era un insulto al mio intelletto.”

Eppure Horowitz come spalla ha individuato i punti salienti del caso visto che gli “appunti contenevano un buon settantacinque per cento degli indizi principali. Solo che non ne avevo compreso l’importanza.”

Sul finale mentre contempla la collezione di modellini dell’ex detective, Horowitz riflette sulle esperienze nell’hobby ma i suoi pensieri si adattano perfettamente all’approccio con l’indagine:

Ricordai che anche a me da bambino regalavano quegli stessi set da assemblare. Partivo sempre con le migliori intenzioni ma combinavo solo pasticci. I pezzi mi si appiccicavano addosso anziché gli uni agli altri. La colla formava ragnatele tra le mie dita. Non li lasciavo mai asciugare per il tempo necessario e quando mi capitava di finirne uno, evento a dir poco raro, risultava tutto sbilenco, irrimediabilmente inidoneo al servizio.”

Detective in cerca d’autore” è un robusto giallo innervato da tante interessanti incursioni metaletterarie e confermano la bravura di Anthony Horowitz che riesce a innovare il genere nel solco della tradizione proponendo anche un personaggio come l’ex detective Hawthorne che è piuttosto evasivo e spicca più per la sua assenza ma che, forse proprio per questo, è veramente intrigante, ricordando alla lontana lo straordinario tenente Colombo; “ Andava dritto al sodo senza perdersi in chiacchiere. Doveva per forza avere delle opinioni: sul tempo, sul governo, sul terremoto a Fukushima, sulle nozze del principe William. Ma non parlava mai di nulla se non dell’argomento in questione. Beveva caffè ( nero, due zollette di zucchero) e fumava, però in mia compagnia non mangiava mai, al massimo un biscotto. E indossava sempre gli stessi vestiti. A essere sincero, ogni volta che lo vedevo arrivare mi sembrava di a vere davanti una sua fotografia sempre identica. Tanto appariva immutabile.”

Eppure questo investigatore che pare tanto svagato e desideroso, essendo pagato a giornata, di protrarre l’inchiesta più a lungo possibile, possiede una mente di prim’ordine che, da tanti piccoli fatti che paiono irrilevanti, come la sparizione di Mister Tibbs, il gatto della vittima, costruisce una solida teoria investigativa portandolo a risolvere brillantemente il caso.

Ormai Anthony Horowitz è diventato uno dei giallisti contemporanei più interessanti e basta il suo nome in copertina per far acquistare ogni suo libro ad occhi chiusi e ciò avverà sicuramente con I quattro seguenti libri della saga di Horowitz e Hawthorne, quando saranno tradotti in italiano.

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Anthony Horowitz


è uno degli scrittori più prolifici ed eclettici del Regno Unito. Noto soprattutto per la serie bestseller di Alex Rider, è anche sceneggiatore per la televisione, e ha prodotto, tra le altre, la prima stagione dell’Ispettore Barnaby. Nel 2014 ha ricevuto il titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per meriti in campo letterario. Nel 2023 esce per Rizzoli,”Detective in cerca d’autore”, primo titolo del detective Daniel Hawthorne.