Giallo profumo di limoni




 L’avvocato Alfieri in un nuovo caso

tra Torino e Sanremo 

di Marco P. L. Bernardi

Frilli 2023

noir, pag.304

Sinossi. Marzo 1973: seguendo il filo di una misteriosa lettera anonima, Ennio Alfieri, avvocato torinese investigatore per passione, giunge a Sanremo. Cullato dal tepore della primavera in arrivo, non immagina che l’incubo lo stia aspettando proprio lì. Mentre la città si popola di artisti ed appassionati delle sette note, in fibrillazione per il Festival incombente, ombre remote riemergono inquietanti. Memorie di delitti attribuiti ad un feroce serial killer e frammenti di un’inchiesta frettolosamente archiviata, tracce centellinate da un anziano carabiniere impiccione e fantasmi che si aggirano tra le tombe del Cimitero Vecchio obbligano Ennio ad immergersi in un’indagine difficile e dolorosa. Coadiuvato dall’inseparabile amico don Mario, al suo fianco fin dai tempi del liceo, e supportato a distanza dall’eccentrico vicecommissario Ranieri, l’Avvocato scova variopinti testimoni mai ascoltati dagli inquirenti e piste alternative trascurate, affrontando il suo passato alla ricerca dell’Uomo Nero che lo sconosciuto mittente ha incitato a catturare. Tra i vicoli ombrosi della Pigna e le spiagge deserte del tardo inverno rivierasco, tra le note del Festival del ’73 e le strade frenetiche di Torino, tra la polvere dei campetti di periferia e il garbuglio del Balon, la caccia dell’Avvocato ricomincia.

“Nella Città dei Fiori

c’è un vecchio cimitero

Se sfidi i tuoi fantasmi

Catturi l’Uomo Nero.

Tra i locali non tace

Il mormorar del vento:

Vendetta chiede e pace

Pel crimine cruento.

Sigillo sepolcrale

Te ne darà notizia:

A te scoprire il male.

A te fare Giustizia.

Il vero non è mai

Quello che si racconta:

se capire vorrai,

il tuo destino affronta”.

 Recensione di Loredana Cescutti

“Pensò che il suo cimitero ideale era così, senza foto, nomi e date. Solo una fila di croci mute, lungo la quale cullare i ricordi.”

Un personaggio strano Alfieri.

Un uomo profondo.

Disincantato.

Fermo.

Ha messo un freno alla sua felicità trentasette anni prima e ancora oggi, non riesce a considerarsi libero di amare.

“Un’attesa lunga una vita e una speranza breve, come le quattro lettere del nome che gli faceva ancora battere il cuore…”

Un uomo che vive nell’attesa, inseguendo una speranza che si è via via logorata, ma mai del tutto sopita, finendo per rinchiudersi volutamente in una gabbia di solitudine interiore che non l’ha mai abbandonato.

E per fortuna che vi sono dei pochi ma buoni amici che si preoccupano per lui e almeno in parte, non gli permettono di rinchiudersi dentro sé stesso e i suoi silenzi.

Questo è l’avvocato Alfieri, anche se in realtà ormai gli rimane solo il titolo perché non esercita neanche più tanto lo ha reso insoddisfatto nell’ultimo periodo, prima di lasciare, anche la sua professione, ormai diventata noiosa e per nulla eccitante, semmai piuttosto avvilente fino a convincersi che in questo modo non sarebbe riuscito a dare più il meglio.

Siamo nel 1973, e questo romanzo, ambientato fra la caotica Torino e la riviera sanremese ci condurrà in un viaggio misterioso e alquanto intricato, ma del resto sono queste le sfide che hanno sempre dato più soddisfazione ad Alfieri.

Giallo profumo di limone” è sì un giallo, ma è anche un pezzetto di storia, che verrà riportato in superficie poiché estremamente legato ad Ennio e ha ciò che è diventato ora.

Alfieri e il suo amico don Mario Scassa, compagni di liceo nel 1936, condividono anni e anni di ricordi, belli e meno belli e un’amicizia che è diventata sempre più stretta e non si è mai persa fra le maglie del tempo.

È stato sicuramente un incontro importante, quello fra me ed Ennio, anzi fra me, lui e il suo bagaglio di nostalgia e sofferenza mai acquietato ma, ne sono consapevole, è stato anche un momento a cui non avrei mai né voluto né potuto rinunciare. L’intensità delle sue riflessioni, la pacatezza con cui affronta anche le peggiori situazioni, quel limbo grigio che lo ammanta provocandogli incubi tutte le notti, strappandolo al sonno dei giusti e facendolo sentire costantemente colpevole di un qualcosa sul quale, in realtà non ha mai potuto avere il controllo e insomma, a tutto questo non sarei mai riuscita a dire no anche perché, da subito ho percepito una sorta di empatia che mi ha letteralmente travolta.

La trama prende il via senza avere il tempo di rendersene conto, i personaggi sono magnificamente costruiti fin nei minimi dettagli, l’analisi attenta dei periodi storici in cui si è svolta e si svolge l’intera storia dimostrano molta attenzione e cura per i particolari, il tema dell’amicizia si percepisce in modo dirompente ed è possibile assaporarlo in ogni singola pagina, nonostante le lacrime, le umiliazioni, il rimpianto e quel senso di sofferenza destinato a rimanere lì, palpabile a galleggiare sopra tutti, anche se in modi e gradi diversi.

Una scrittura estremamente piacevole, quella di Bernardi, che ti sorprende anche nei momenti più bui, che riesce a farti sentire vicini i suoi personaggi come se fossero vecchi amici in visita.

Lo stile incanta e incatena, i salti temporali arrivano così, in modo brutale e fanno male, come sale su ferite infette ed infiammate, che ti pungolano riportando in luce un periodo storico nefasto che tante vittime si è lasciato alle spalle, sia fra i morti che fra i vivi.

“L’Uomo Nero non è una bugia per i bambini. È dentro il mio cuore, dentro il tuo. Ma qualcuno è più cattivo. Bisogna essere attenti!”

Mi sono resa conto, dopo aver terminato il romanzo, di aver selezionato più citazioni di quelle che avrei potuto raccontare rischiando di spoilerare e, mi sono accorta di essere entrata così tanto nella storia da starne male, e questo è un pregio, se ci riferiamo all’autore, perché mi sono sentita totalmente coinvolta con la sofferenza di Alfieri e di don Mario. La nostalgia e i vuoti del primo e, le consapevolezze e i fardelli continuamente accolti e portati sulle spalle del secondo, nel tentativo di alleggerire il suo prossimo che mi hanno annichilita, svuotandomi completamente per poi, comunque, non riuscire a lasciarli andare, nelle loro contraddizioni.

Quando la soluzione a quest’indagine difficile, apparentemente, ma forse fin troppo semplice, si palesa e tutto diventa fin troppo chiaro, fin troppo definitivo ma anche finalmente assume la forma di un vero e proprio punto di chiusura, il sonno ritorna e la pace, prova a farsi vedere, sconfiggendo un rimpianto che nel tempo si è arroccato il diritto di avere la meglio e di controllare anche ciò che non sarebbe stato suo compito fare.

Una storia da conoscere, dei personaggi a cui voler bene, dei sentimenti e delle emozioni a cui non vorrete rinunciare, nonostante tutto.

“Si chiese che cosa avrebbe potuto fare, adesso che il mondo aveva smesso di avere il suo senso e rimaneva tutto quel dolore da affrontare.”

Buona lettura!

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Marco P. L. Bernardi


è nato nel 1969 a Torino, dove risiede con la moglie. Ha vissuto per studio e lavoro a Lione, Parigi, Venezia e Roma. Con “Cocktail d’anime per l’avvocato Alfieri”, il romanzo d’esordio ha vinto nel 2020 Giallo- Festival, concorso nazionale per gialli inediti, ottenendo un lusinghiero riscontro in termini di critica, vendite e gradimento dei lettori. Dopo la maturità classica si è laureato in Lettere Moderne e ha successivamente conseguito un Master in Comunicazione d’Azienda. Ha lavorato per società italiane ed internazionali in ambito marketing e vendite. È stato Ufficiale di Complemento dell’Esercito ad Albenga (SV). Amante della musica, è cultore dei cantautori italiani e francesi.