Il maestro della cascata




 Il maestro della cascata


Autore: Cristoph Ransmayr

Traduzione: Margherita Carbonaro

Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa straniera

Pagine: 160

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. In un futuro flagellato dalle guerre intercontinentali per l’acqua, l’Europa è suddivisa in contee, staterelli, territori chiusi al fine di preservare la propria omogeneità e superiorità etnica. Il potere è di chi possiede e governa l’acqua. E un ingegnere idraulico è la voce narrante del romanzo, membro dell’unica casta a cui sia concesso spostarsi per il pianeta. Mentre si trova sulle rive del Rio Xingu, in Brasile, lo raggiunge la notizia della scomparsa del padre, il “maestro della cascata”, guardiano di una chiusa in un’ombrosa contea del vecchio continente, che un anno prima era stato responsabile involontario di una tragedia in cui avevano perso la vita cinque persone, precipitate nella grande cascata del Fiume Bianco. Ma era stata davvero una tragedia o un omicidio? E ora: quello del padre, tormentato dal rimorso, è un suicidio vero o simulato? Il viaggio all’indietro nella storia della propria famiglia – che ricorda quasi il movimento con cui un fiume interrompe talvolta il suo fluire e risale per un tratto il suo stesso corso –, nella colpa e nell’attesa del perdono, è fosco e doloroso. Un romanzo visionario, scritto con mano forte e potentemente evocativa. 

 Recensione di Chiara Forlani


Una scrittura potente ed evocativa, mai banale. Una argomento insolito: la dedizione di un uomo, il padre del protagonista, a un lavoro ormai obsoleto: quello di Maestro della Cascata, il responsabile che regola, attraverso leve e strumenti complessi, il flusso dell’acqua che permette alle barche di superare l’orrido grazie a canali artificiali. Un solo errore, o forse una vendetta contro la sorte: quello di avere provocato la morte di cinque persone, rovesciate in acqua con violenza insieme alla loro imbarcazione. Si sarà trattato di una tragica fatalità o c’è stata coscienza e volontà in quel gesto? È questo che si chiede il figlio, attorno a questa domanda è costruito tutto il romanzo.  

Indeciso tra l’amore e la soggezione per un padre che riesce a terrorizzare chi lo circonda anche solo con il suono della sua voce, il protagonista si rivede bambino, accanto alla sorella affetta dalla rara patologia delle ossa di vetro, mentre gli obbedisce e lo teme, come del resto fanno tutti gli altri abitanti del mondo che circonda il Fiume Bianco e la sua gigantesca cascata. La madre dei piccoli ha dovuto andarsene a causa della restrizione delle quote di immigrati. 

Ci troviamo in un futuro distopico, in cui le fonti fossili di energia sono pressoché esaurite, rimane l’acqua la vera risorsa e gli stati e staterelli che si sono formati lottano per appropriarsene e per governarla: per questo motivo il Maestro della Cascata assume un’importanza vitale nell’organizzazione della società.

Se da un lato è vero che la scrittura di Ransmayr è suggestiva e originale, dall’altro l’ho trovata troppo narrata e poco vissuta. È come se uno dei protagonisti riferisse al lettore quello che è accaduto in passato, in un suggestivo racconto nel quale mi sono mancati i dialoghi tra i personaggi, l’azione, il sole, il sale e il vento sulla pelle dei protagonisti. 

Il libro decolla quando il vero protagonista, il figlio del Maestro della Cascata, ingegnare idraulico che viaggia in tutto il mondo per lavoro, torna al suo luogo natale, in cerca delle tracce e delle testimonianze della fine di suo padre, che resta un mistero. Mentre indaga tra i ricordi e tra i testimoni di quanto è accaduto, il protagonista propone al lettore una metafora sulla realtà politica che risulta essere molto attuale. In tutti i continenti gli stati lottano tra loro, creando barriere anziché dimostrarsi accoglienti. I beni più preziosi, primo fra tutti l’acqua, sono causa di scontri e di fratture. Anche se il romanzo è ambientato nel futuro, è molto attuale, proprio oggi che il problema dell’energia è la vera ricaduta di una guerra assurda che si svolge in Europa.

In un clima narrativo tanto tragico, è inevitabile che anche il rapporto del protagonista con l’amata sorella presenti dei forti conflitti, soprattutto dopo la morte del padre. Ogni parola del libro è intessuta di senso della precarietà della vita, di presagio della tragedia, di consapevolezza della propria e altrui fragilità. 

Una storia dai toni tragici, che vira verso un finale sorprendente e ci dona una speranza, in un mondo dove gli uomini sono così stolti da farsi la guerra per creare divisioni e predominare gli uni sugli altri.

“Ero semplicemente un portatore d’acqua al cantiere di una piramide fatta di ricordo, nostalgia, delusione e rabbia.”

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Christoph Ransmayr


Christoph Ransmayr (Wels, Austria, 1954) ha studiato etnologia e filosofia a Vienna. All’esilio di Ovidio ha dedicato il suo romanzo più noto, Il mondo estremo (Feltrinelli, 2003). Feltrinelli ha pubblicato inoltre Il morbo Kitahara (1997, che ha ottenuto il premio europeo per la letteratura “Aristeion” 1996 e il premio Mondello), La montagna volante (2008), Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre (2008), Atlante di un uomo irrequieto (2015) e Cox o il corso del tempo (2018). Il maestro della cascata è il suo ultimo romanzo. 

 A cura di Chiara Forlani

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