Intervista a Massimo Lugli e Antonio Del Greco




A tu per tu con l’autore


 

Massimo e Antonio, innanzitutto complimenti per questo nuovo romanzo che mi piace definire un’istantanea degli anni ’70, l’ennesima, che ci proponete attraverso le vostre penne che si uniscono ancora una volta.

La prima domanda che vi faccio vuole aiutare noi lettori a capire il vostro percorso insieme e quindi vi chiedo: in quale momento è nata la collaborazione tra un uomo di legge ed un giornalista-scrittore? Su quali basi vi siete detti “dobbiamo raccontare la Roma che abbiamo conosciuto noi e dobbiamo farlo insieme” ?

La nostra collaborazione nasce da un’amicizia che si è formata in trent’anni di lavoro…su fronti paralleli. Abbiamo sempre nutrito stima e simpatia reciproci e, in qualche modo, siamo riusciti a non perderci mai di vista, mentre Antonio scalava la gerarchia della Polizia di Stato e Massimo diventava inviato speciale di Repubblica e romanziere. Per combinazione ci siamo ritrovati vicini di casa e un mattino ci siamo incontrati “a ruoli capovolti”: Massimo andava a sparare al poligono, carico di armi e Antonio, in tuta e scarpe tecniche, a correre. Da una chiacchierata sui vecchi tempi è nata l’idea di “Città a mano armata”, un racconto di molti casi che avevamo seguito, Del Greco come investigatore e Lugli come giornalista. Poi siamo passati alla narrativa e, attingendo a un serbatoio quasi inestinguibile di ricordi, non ci siamo più fermati.

Con la seconda domanda invece entriamo nelle atmosfere della storia che vede protagonista er FringuelloNella mia recensione ho definito questo romanzo una sorta di spin-off rispetto alle vicende della famigerata Banda della Magliana, altri parlano di un prequel, ma la sostanza rimane più o meno la stessa. Ci raccontate di un personaggio che, partendo dalla sua storia quasi marginale rispetto allo scenario generale, diventa man mano protagonista.C’è però qualcosa che, da subito, mi ha fatto pensare che Luigi Morani, a dispetto della sua nomea di killer, sia stato in realtà la vittima di un sistema. Possiamo dire che er Fringuello è stato un “soldato” sfruttato prima e abbandonato poi, sul campo di battaglia

Crediamo che la figura di Luigi Morani, alias Antonio D’Inzillo (il personaggio da cui abbiamo preso spunto) sia stata peculiare e irripetibile. L’unico componente della gang che vagamente gli assomigliava è Massimo Carminati ma l’evoluzione di D’Inzillo-Morani, da terrorista a killer criminale, è stata veramente un’eccezione. Secondo noi, più che una vittima, il protagonista del libro è stato un prodotto di un periodo storico che grondava sangue e dolore ma, sicuramente, aveva le possibilità e i mezzi per imboccare una strada diversa, visto che proveniva da una famiglia ricca e stimata. Del resto pensiamo entrambi che le responsabilità siano sempre personali e individuali. Troppo facile dare la colpa alla società.

La terza domanda vuole essere la presentazione del funzionario della Mobile Tommaso Elleni. È lui il cacciatore, il paladino della giustizia con cui istintivamente il lettore vuole solidalizzare. Quali sono le sue qualità e i suoi difetti? Quali sono le contraddizioni tra il Tommaso marito e l’Elleni poliziotto?

Tommaso Elleni, come si capisce anche dal cognome, è una trasposizione letteraria di Antonio così come il nerista Marco Scalesi lo è di Massimo. Come marito, Elleni ha le contraddizioni e le problematiche di tutti i funzionari di polizia sposati: orari impossibili, lunghe assenze anche psicologiche, improvvisi cambi di programma, malumori, arrabbiature. E, come avviene spesso nella realtà, molte occasioni di avventure extraconiugali, favorite da un lavoro stressante e senza orari. Poliziotti e giornalisti hanno un altissimo tasso di separazioni e divorzi.

Con la quarta domanda vorrei mettere al centro le figure femminili del romanzo. La moglie di Elleni e la collega Angela, così come la compagna di Morani e la sua complice nella fuga, sono donne forti che sgomitano nella vita dei due protagonisti, con l’unico desiderio di essere amate. Quanto pesano su di loro le conseguenze di aver scelto due uomini che vivono al limite?

Angela Blasi è un personaggio di pura fantasia a cui siamo molto affezionati e che ricalca le nevrosi, le ansie, le sfide, la determinazione di molte ispettrici e funzionarie di Ps che abbiamo conosciuto. Elena, la moglie di Antonio e la compagna di Morani sono figure femminili prese in parte dalla realtà e a cui abbiamo cercato di dare un carattere e un profilo psicologico credibile. Scrivere di donne, per gli autori uomini, è sempre un grande cimento. Se le nostre protagoniste piacciono ai lettori ne siamo particolarmente felici anche perché abbiamo cercato in tutti i modi di evitare gli stereotipi. E comunque, si, lo confessiamo: siamo entrambi affascinati dalle donne “toste” di grande determinazione e tenacia e perfino un po’ arroganti.

La quinta domanda è una mia curiosità che sempre cerco di sottoporre agli autori. A maggior ragione quando sono due. Massimo e Antonio, quanto vi identificate in Tommaso e Luigi? Chi di voi due si sente caratterialmente più somigliante all’uno o all’altro?

A questa domanda crediamo di aver risposto. Si, Antonio si identifica in Tommaso Elleni, Massimo in Marco Scalesi ma nessuno dei due in Gigi Morani. Il fatto che possiamo trasferire vezzi, abitudini, atteggiamenti e modi di parlare anche in altri personaggi non comporta meccanismi di autoidentificazione. In fondo ogni scrittore racconta sé stesso.

La sesta e ultima domanda è semplice e complicata al tempo stesso, poiché il rischio spoiler è molto alto, così come la curiosità sulla vera sorte de er Fringuello. Quindi, mi limito a chiedervi una conferma: il seguito è già pronto, vero?

La storia vera di Antonio D’Inzillo si chiude con un’incognita. Voci su di lui girano da anni nella mala romana ma, ovviamente molte sono false o magari chissà…messe in giro ad arte per nascondere una verità ancora sconosciuta. Probabilmente non si saprà mai.  Nella fiction abbiamo scelto un finale a sorpresa, sicuramente possibile anche se non provato dalla realtà dei fatti. Un finale che, chissà, potrebbe portare a una seconda puntata. Forse. O magari no. Grazie di cuore da entrambi per l’attenzione verso un pennivendolo e uno sbirro.

 

L’intervista finisce qui e non mi resta che ringraziarvi per la disponibilità augurandovi tanto successo per questo e per i prossimi romanzi che spero siano ancora nei vostri programmi, per continuare a raccontare un pezzo di storia italiana che rischia di essere dimenticato.

A cura di Alessio Balzaretti 

 

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