Non dimenticarlo mai




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Federica Bosco

Editore: Garzanti

Genere: narrativa

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 21 ottobre 2021

Sinossi. La mattina del suo quarantanovesimo compleanno Giulia è seduta sullo sgabello della cucina a bere un caffè e, mentre contempla la nebbia dell’inverno milanese, viene travolta da un attacco di panico in piena regola. Lei, giornalista di costume per una rivista di grido, con una vita scandita da mille impegni, avverte all’improvviso la consapevolezza che la sua esistenza così com’è sembra non avere più alcun senso. Un compagno da quattro anni, Massimo, anch’egli giornalista con una forte propensione all’indipendenza, una madre giocatrice incallita dalla personalità crudele e affascinante da cui ha imparato a guardarsi le spalle, qualche amica con cui condividere sfilate e pettegolezzi, un fratellastro amatissimo, un padre artista e sognatore, e questo è tutto. Ciò che la sconvolge, però, è l’impellente desiderio di maternità mai provato prima, giunto molto oltre i tempi supplementari, che adesso le sembra l’unica ragione di vita. Le reazioni delle persone vicine a lei non sono incoraggianti e, accompagnata da un coro di «ma tu non ne hai mai voluti», Giulia si accinge non senza difficoltà a convincere il compagno a imbarcarsi nel complicato mondo delle cure per la fertilità, ispirata da un’idea di famiglia in cui crede ancora nonostante l’infanzia passata a giocare con le Barbie sotto i tavoli verdi. Massimo però si rivela un partner imprevedibile, che la porta un giorno in un paradiso di mille premure e quello dopo nell’inferno dell’indifferenza, facendola sentire ancora più sola. Così Giulia, quasi senza alleati, decide di abbandonare per sempre la sua zona di comfort e di spiccare un salto nel vuoto. Alternando ironia e malinconia col suo stile inconfondibile, Federica Bosco ci trascina in un crescendo di emozioni e colpi di scena raccontando una storia in cui tutti possiamo riconoscerci, perché non è mai troppo tardi per prendere una decisione folle, se è quella che ti può rendere felice.

Recensione

Chi ama protegge. Una frase sentita spesso, ma che spesso passa un po’ sul pelo dell’acqua, senza percepire la reale profondità. Così come avviene anche per il cosiddetto “amore materno”, dato per scontato, sicuro, indubitabile, incondizionato, totale, infinito, dovuto, ma che non è, invece, poi sempre così naturale e tantomeno generoso.

A fare i conti con una realtà per lei avara d’amore è Giulia, la protagonista dell’ultimo romanzo di Federica Bosco: giornalista affermata, sempre di corsa, amicizie, serate, un compagno a sua volta giornalista, ricercato, famoso, col quale però dopo quattro anni ancora non condivide lo stesso tetto, ciascuno mantenendo la propria individualità.

In realtà capiremo presto che ad affermare la propria individualità è fondamentalmente Massimo, mentre Giulia, pur conducendo una vita improntata all’autosufficienza pratica, non lo è altrettanto in quella mentale: abituata fin da bambina all’affetto rarefatto di una madre egocentrica, narcisista e manipolatrice, Giulia non è affatto così indipendente da pensieri e azioni altrui, che al contrario la mandano facilmente in ansia. Ansia gestita attraverso l’autocontrollo della razionalità, che le impone però così di azzerare sé stessa, i propri sentimenti, i propri desideri, per cercare piuttosto di assecondare quelli di chi le sta accanto, accontentandosi delle briciole e rendendosi sostanzialmente invisibile.

Fa parte della schiera dei “bambini invisibili” la nostra protagonista, un tema a me da sempre caro, che recentemente sto incontrando in più di una lettura, una su tutte “Splendi come vita” di Maria Grazia Calandrone.

Non credo al caso: nei libri cerco sempre una voce che mi parli al cuore e che riesca a valicare la razionalità, ad andare al di là, che mi colpisca “a tradimento” e mi aiuti a crescere ed arricchirmi.

Federica Bosco è un’autrice che parla di affetti, amore, vite, con una leggerezza che è spesso solo apparente, perfettamente stemperata da un dono innato di ironia e umorismo, e stavolta riesce ad andare “al di là.

Epifania: un’esperienza di consapevolezza improvvisa e sorprendente. Può applicarsi a qualsiasi situazione in cui una realizzazione illuminante consenta di comprendere un problema o una situazione da una prospettiva nuova e più profonda.

Lo si capisce subito, dall’esergo, che ci troviamo davanti a qualcosa di nuovo, a una Federica nuova, che ha attraversato il fuoco, si è bruciata, ed è rinata, come la fenice. E restituisce ai suoi affezionati lettori questa nuova Donna, che, come Giulia, è scesa coraggiosamente in profondità ed è risalita.

La storia si apre con la protagonista che allo scoccare dei 49 anni improvvisamente viene colpita dal fortissimo desiderio, mai avuto prima, di maternità. Comincia così un susseguirsi di avvenimenti che ruotano intorno a questo desiderio più forte di qualunque cosa, dell’età che certo non regala la fertilità necessaria a soddisfarlo, delle reazioni favorevoli o stupite o addirittura avverse di amici, parenti, conoscenti, del percorso faticoso e doloroso delle cure per la fertilità e l’inseminazione, degli equilibri delle relazioni che vengono spesso rimessi in discussione quando una nuova vita si affaccia nel panorama familiare, di nuovi incontri felici e salvifici.

Lo considero un dono, questo romanzo. Sicuramente per le donne, troppo spesso costrette a riappropriarsi con la forza di diritti e libertà che agli uomini, al contrario, sono concesse. Nel particolare, un dono alle donne sole e alle donne che desiderano diventare madri e non riescono. Ai bambini invisibili, come già detto, e ai dubbi e le difficoltà dell’esser genitori. A chi si sente inadeguato, a chi pensa di aver perso l’equilibrio e a chi crede di averlo sempre avuto.

A chi si sente troppo e chi si sente troppo poco. A chi ha bisogno di sostegno e a chi lo dà.

A chi cerca fra le pagine un sorriso, una carezza, una speranza, alcune lacrime, molte emozioni.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Federica Bosco


(classe 1971), scrittrice e sceneggiatrice, ha al suo attivo una ricca produzione di romanzi e vari manuali di self-help. È stata finalista al premio Bancarella 2012 e il suo romanzo Pazze di me è diventato un film diretto da Fausto Brizzi. Il suo primo libro Mi piaci da morire viene pubblicato da Newton Compton Editori nel 2005, arrivando, nel giro di due anni, a diciotto ristampe. Nel 2009 è finalista, seconda classificata, al Premio Bancarella con S.O.S amore. Nel 2011 scrive Innamorata di un angelo che riscuote subito un notevole successo; scrive quindi i due seguiti Il mio angelo segreto e Un amore di angeloNel 2012 esce per Mondadori Pazze di me, il suo primo libro in cui il protagonista è un uomo. Il 24 gennaio 2013 esce nelle sale il film omonimo tratto dal libro, per la regia di Fausto Brizzi, di cui la Bosco è co-sceneggiatrice insieme a Marco Martani. Nel 2013 pubblica con Mondadori Non tutti gli uomini vengono per nuocere, nel 2014 “SMS. Storie Mostruosamente Sbagliate”, nel 2015 “Il peso specifico dell’amore” e “Tutto quello che siamo”, nel 2016 “Dimenticare uno stronzo. Il metodo Detox in 3 settimane”. Nel 2017 pubblica “Ci vediamo un giorno di questi” con Garzanti. Nel 2018 “Mi dicevano che ero troppo sensibile. Per chi si sente sbagliato, un percorso per scoprire come tramutare l’ipersensibilità in una risorsa preziosa” con Vallardi e “Il nostro momento imperfetto” di nuovo con GarzantiÈ del 2019 “Non perdiamoci di vista, Garzanti, mentre nel 2020 è uscito il quarto e atteso capitolo conclusivo della serie dell’angelo, Un angelo per sempre, Newton Compton Editori.

 

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