Wallace e Franzen, amici e rivali




 

Uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi vent’anni della letteratura americana è stata l’amicizia-rivalità tra Jonathan Franzen e David Foster Wallace.

Entrambi nascono come autori postmoderni: Wallace esordisce nel 1987 con La scopa del sistema, la rielaborazione della propria tesi di laurea in filosofia; Franzen, l’anno dopo, pubblica La ventisettesima città, il suo libro meno conosciuto, cui seguirà, nel 1992, Forte movimento, il giallo ambientalista che in tempi non sospetti e ad altre latitudini anticipa la vicenda napoletana della Terra dei Fuochi.

 

 

E’ qui che le strade dei due scrittori iniziano a divergere.

Wallace rimane fedele al suo ruolo di status author, sperimenta nuovi linguaggi allargando il perimetro del postmodernismo dei DeLillo, Pynchon, Barth: La ragazza dai capelli strani e Brevi interviste con uomini schifosi  sono raccolte originalissime ed innovative, al netto delle critiche di Bret Easton Ellis, che nel primo dei due libri vede i riflessi di Meno di zero. Infinite jest, lo zenit di un percorso geniale e ineguagliabile che consacrerà Wallace tra i grandi scrittori contemporanei.

Franzen si rimette in discussione puntando alla tradizione. Diventa un contract author: stipula cioè un patto con i lettori per offrire loro ciò che essi amano leggere. Nel 2001, Le correzioni inaugura un filone nuovo, nel solco di una letteratura classica nella quale lo scrittore di Western Springs si sente più a proprio agio. Franzen ha deciso: vuole raccontare l’America attraverso storie e conflitti familiari, prerogativa tutta femminile fino ad allora. Il grande successo de Le correzioni apre le porte ai successivi romanzi Libertà e Purity, che confermano quella linea dickensiana.

 

Franzen e Wallace a Capri

Di Franzen e Wallace insieme, a noi italiani, resta il ricordo di una fugace apparizione a Capri. Era il giugno del 2006. Antonio Monda li aveva invitati sull’isola per il festival de Le Conversazioni.

Con loro c’erano anche altri protagonisti della nuova narrativa anglosassone: Zadie Smith, Jeffrey Eugenides, Nathan Englander. Di lì a poco – il 12 settembre del 2008, nel corso della progettazione del suo libro più ambizioso ( poi divenuto Il re pallido) – Wallace avrebbe mollato definitivamente le redini della propria stabilità emotiva abbandonandosi al gesto estremo del suicidio. Franzen – chi altro? – ne avrebbe celebrato gloria e intimità in Più lontano ancora, il saggio-orazione funebre che traccia le tappe di questa amicizia destinata a trasformarsi in leggenda.

Angelo Cennamo