C’era una volta a Hollywood




Recensione di Priscilla D’Angelo


Autore: Quentin Tarantino

Traduzione: Alberto Pezzotta

Editore: La Nave di Teseo

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 400

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Rick Dalton è un attore con alle spalle una luminosa carriera nel cinema in bianco e nero, ma a Hollywood negli anni ’60 si invecchia molto in fretta e ora Dalton deve lottare per un ruolo in una serie tv commerciale o in un film in Italia con Virna Lisi o Gina Lollobrigida. La spalla di Rick è Cliff Booth, un veterano di guerra dalla vita movimentata che gli fa da controfigura nei film, e da confidente e autista nel privato. La vita di Rick e Cliff a Cielo Drive è scandita dalle feste a casa di Roman Polanski, il regista del momento, dalla rivalità con Steve McQueen e con Bruce Lee, e dalla ricerca ossessiva di un ruolo importante per rilanciare una carriera in declino. Mentre un giovane carismatico, arrabbiato con Hollywood per avere infranto i suoi sogni artistici, progetta la sua vendetta violenta in una comunità hippy fuori città, Rick è distratto dall’attrice che recita con lui nella serie tv: una giovane lolita che lo riporta nella magia del cinema.

Recensione


Per i “tarantiniani” (i cosiddetti fan di Tarantino) questo romanzo amplia, analizza, focalizza, ridefinisce il corrispettivo cinematografico: la trama non è unica e fissa, bensì ci sono varie timeline che descrivono i personaggi principali e secondari. E ancora, ci sono le storie nelle storie, le descrizioni minuziose dei pensieri e dei punti di vista dei personaggi, che altro non sono che i punti di vista di Tarantino, sulle persone, sulle cose e, soprattutto, sul cinema.

Infatti si trovano una moltitudine di aneddoti, biografie, citazioni riguardanti la storia del cinema, elemento che potrebbe far rizzare i capelli e allargare le pupille per gli amanti della cultura cinematografica (specialmente quella italiana!).

Il tutto espresso con uno stile di scrittura conciso, colloquiale, con qualche nota di sana ironia.

La parte che più mi ha colpito riguarda la Manson Family: agli occhi delle ragazze hippie, Charlie percorreva un cammino spirituale verso l’illuminazione e l’amore per l’umanità, elementi fondamentali per creare un nuovo ordine mondiale; in realtà, Charlie era un guru bramoso di fama, di successo e di riconoscimento altrui, il cui desiderio era diventare una rockstar.

Per certi aspetti, anche il protagonista Rick Dalton bramava di ritornare in pista nel mondo del cinema e si farà aiutare dagli agenti e dalla sua controfigura Cliff per ottenere un ruolo principale nell’industria cinematografica ormai modernizzata.

C’era una volta a Hollywood merita di essere sia letto, sia guardato.

L’autore dimostra anche quello che, probabilmente, era già ovvio, ovvero la sua abilità di narratore che trascende la sceneggiatura e la regia.

 

 

Quentin Tarantino


Nato nel Tennessee nel 1963, Quentin Tarantino si è trasferito in California all’età di 4 anni. Il suo amore per i film lo ha portato a lavorare in una videoteca, e durante questo periodo ha scritto le sceneggiature di Una vita al massimo e Assissini nati. Il debutto alla regia di Tarantino è avvenuto con Le Iene del 1992, ma ha ricevuto ampi consensi di critica e pubblicità con Pulp Fiction (1994), per il quale ha vinto un Premio Oscar per la migliore sceneggiatura. Tra i suoi film successivi Jackie Brown (1997), Kill Bill Vol.1 (2003) e Vol.2 (2004) e Grindhouse (2007). Tarantino ha ottenuto diverse nomination agli Oscar per Bastardi senza gloria (2009) e Django Unchained(2012), quest’ultimo gli è valso un secondo Oscar per la migliore sceneggiatura. I suoi ultimi film sono The Hateful Eight (2015) e C’era una volta… a Hollywood (2019).