Viaggio nella letteratura con la psicologia




Speciale di Ilaria Bagnati


Autore: Torey Hayden

Traduzione: Silvia Piracant

Editore: Corbaccio

Genere: Narrativa

Pagine: 349

Anno di pubblicazione: 2009

Sinossi. “Zoo Boy. Le gambe del tavolo erano le sbarre della sua gabbia. Si dondolava, con le braccia sopra la testa, come a proteggersi. Avanti e indietro, avanti e indietro. Un’assistente lo spronava a uscire da sotto il tavolo, ma senza risultato. Lui si dondolava, avanti e indietro, avanti e indietro. “Lo guardavo standomene dietro uno specchio-finestra. “Quanti anni ha?” chiesi alla donna che era alla mia destra. “Quindici”. Non si poteva dirlo più un ragazzo. Mi appoggiai contro il vetro, per vederlo meglio. “Da quanto è qui?” domandai. “Quattro anni.” “Senza mai parlare?” “Senza mai parlare.” La donna alzò gli occhi a guardarmi, nella tetra oscurità di quella stanza dietro lo specchio. “Senza mai far sentire il suono della sua voce”. Così si presentava il nuovo “caso”, e appariva clinicamente difficile e umanamente penoso: eppure, quella era soltanto la parte visibile di un abisso di dolore e di violenza. Dopo la storia di Sheyla, l’indimenticabile protagonista di “Una bambina”, Torey Hayden racconta la vicenda di un altro adolescente strappato, con il suo impegno di terapeuta e, soprattutto, con la sua grande carica di umanità, a un’esistenza devastata dall’incomprensione – peggio, dall’odio – degli adulti.

Recensione

Torey Hayden è famosa per il lavoro che svolge con bambini e giovani adolescenti con varie problematiche. Il caso di Kevin Richter è particolare e diverso dai soliti casi seguiti dalla Hayden perché Kevin ha sedici anni ed è più grande di altri bambini da lei seguiti. Kevin è chiamato Zoo Boy per la sua abitudine a rintanarsi sotto il tavolo, dondolarsi e non parlare. Gli specialisti della Garson Gayer dove vive il ragazzo non sanno più cosa fare con lui, è considerato un caso disperato. Quando Torey conosce Kevin si rende conto che il suo mutismo è l’ultimo dei problemi.

Più evidenti ancora del suo mutismo erano le sue paure. Kevin era preda di un groviglio di paure strazianti, di ogni genere; e in quelle sue paure la sua vita si consumava. Aveva paura dell’autostrada, dei cardini delle porte, delle spirali dei quaderni, dei cani, del buio, delle pinze, dei pezzetti di spago caduti per terra.

L’acqua lo terrorizzava a tal punto che non faceva il bagno, e aveva una paura superstiziosa di trovarsi senza vestiti, per cui non si cambiava mai.

Kevin si è costruito la sua prigione, fisica e mentale. Non esce più, vuole solo stare sotto un tavolo ed è intrappolato dalle sue paure. Torey con la sua pazienza, con i suoi metodi non convenzionali, si avvicina a Kevin rispettando i suoi tempi, il suo spazio. Piano piano il ragazzo inizia a parlare, a fidarsi della donna.

Il percorso di Kevin è lungo, caratterizzato da piccoli e grandi successi e da numerose ricadute. L’unica costanza è la presenza di Torey che non lo abbandona mai, neanche quando il ragazzo mette in atto comportamenti aggressivi e non appropriati. Ma da cosa è dato il suo comportamento? Perché ha deciso di non parlare e rifugiarsi in sè stesso? Il passato di Kevin è costellato da insuccessi a scuola, difficoltà economiche, violenza fisica, su di lui e sugli altri bambini della famiglia perpetuati dal patrigno. La madre non è mai intervenuta in suo favore, finendo poi per affidarlo allo Stato rimanendo quindi dalla parte del compagno violento.

Nei bambini la violenza domestica può comportare conseguenze fisiche e psicologiche. Il maltrattamento psicologico può assumere modalità diverse che rendono difficile definirne le conseguenze e i “danni”: relazioni inadeguate possono suscitare nel bambino la convinzione di non essere amato, desiderato, così come comportamenti di biasimo protratti nel tempo, situazioni di isolamento forzato, critiche, disparità e minacce verbali, anche situazioni di violenza e conflitti familiari come assistere ad aggressioni fisiche di un genitore nei confronti di un altro.

Tra le conseguenze negative relative al maltrattamento psicologico è segnalata la comparsa di sintomi come enuresi, encopresi, disturbi della alimentazione, bassa stima di sé, instabilità emozionale, ridotta sensibilità emozionale, dipendenza, depressione, ritardo nello sviluppo e/o problematiche relative all’adattamento, alle competenze sociali, alle abilità cognitive e di apprendimento scolastico, nonché altri problemi comportamentali.

I principali indicatori fisici del maltrattamento psicologico comprendono difficoltà nella crescita nella prima infanzia, disturbi del linguaggio e ritardi nello sviluppo in età prescolare; tra gli indicatori comportamentali, manifestazioni di comportamenti impulsivi, disturbi del sonno, paure notturne, auto distruttività. Kevin ha subito sia violenze fisiche che psicologiche, è stato spettatore di violenza sulle sue sorelle, si è sentito abbandonato, incompreso, umiliato e ovviamente non amato. Leggere delle violenze subite da lui e dalle sorelle è davvero atroce, a volte mi sono dovuta fermare per digerire quelle informazioni.

Le reazioni di Kevin di chiusura, di violenza, il suo mutismo, le sue fobie sono perfettamente comprensibili considerando il suo passato. Ho ammirato Torey per la sua professionalità, il suo attaccamento e la passione nei confronti del suo lavoro, un lavoro che va oltre all’orario prestabilito. Non si stacca mai da un lavoro del genere, non si finisce mai di pensare a un bambino o ragazzo come Kevin. La lettura di Come in una gabbia è scorrevole nonostante la tematica difficile, è coinvolgente emotivamente soprattutto perché si tratta di una storia vera.

PAGINE WEB CONSIGLIATE:

https://www.telefonorosa.it/la-violenza-assistita/
http://www.psychomedia.it/pm/answer/abuse/roccia4.htm

LIBRI CONSIGLIATI:

Maltrattamento all’infanzia (2020) Maria Grazia Apollonio, Carla Berardi, Alessandra Paglino, Costantino Panza. Il pensiero scientifico.
Ascoltare i bambini. Psicoterapia delle infanzie negate (2017). Luigi Cancrini. Raffaello Cortina Editore.

A cura di Ilaria Bagnati

ilariaticonsigliaunlibro.blogspot.com

 

Torey Hayden


È nata negli Stati Uniti, ma vive da molti anni in Gran Bretagna. La sua esperienza di insegnante nelle scuole per bambini emotivamente disturbati e negli istituti psichiatrici ha fatto di lei una specialista di riferimento sulla psicopatologia infantile. Ha svolto molte attività in questo ambito: ausiliaria nell’istruzione speciale (disturbi emotivi); insegnante speciale (disturbi emotivi, disturbi dell’apprendimento); insegnante capo (unità psichiatrica); professore universitario (istruzione speciale); professore (istruzione speciale); coordinatrice di ricerca (unità psichiatrica universitaria); psicologa infantile; consulente nel campo degli abusi ai minori. I suoi numerosi libri, in cui ha raccontato alcuni dei suoi «casi», sono stati tradotti in oltre 20 lingue e sono stati spesso adottati come testi di studio in diverse università. In Italia l’editore di riferimento è Corbaccio, che ripubblica Una bambina nel 2017 e La cosa veramente peggiore nel 2019.