Donne col rossetto nero



donne col rossetto nero alessandro defilippi

Recensione di Maria Sole Bramanti


Autore: Alessandro Defilippi

Editore: Einaudi

Collana: Stile Libero Big

Pagine: 260

Genere: Giallo

Anno di Pubblicazione: 2017

La seconda avventura del colonnello Anglesio ci porta nei meandri dei carruggi di Genova, tra squallidi pied-à-terre, ristoranti di lusso nascosti agli occhi dei più e case chiuse vecchio stile.

Ma i carruggi, i meandri, sono anche quelli dell’animo umano: l’animo tormentato della maggior parte dei protagonisti di questa storia: dallo stesso Anglesio, a Letizia, a Enrigo, alle ‘donne col rossetto nero’…

Se la trama gialla in sé non mi ha stupito più di tanto (e probabilmente non era questo lo scopo di Defilippi), ciò che mi ha colpito e che mi ha fatto rivalutare, alla fine dei conti, questo libro, è la cattiveria di Anglesio, la sua freddezza nel ‘ferire’ i colpevoli; come un uomo che si prende la libertà di decidere della vita degli altri, delle altrui sofferenze, come un dio forse malvagio, forse no.

Defilippi è psicoanalista, e si sente. Senza appesantire troppo le pagine, ci parla di sdoppiamento della personalità e della malattia che spesso rimane sopita, inascoltata, nascosta dietro una cortina di normalità. E lo fa ambientando la sua storia in un periodo, i primi anni ’50, in cui l’approccio psicoanalitico in Italia era ancora agli albori (è molto interessante il modo in cui Defilippi ce lo fa notare, nel dialogo tra il professor Gallesio e il colonnello); perché oggi schizofrenia, complesso di Edipo ecc. sono termini a cui siamo abituati, ma settanta anni fa non era certo così…

Altro aspetto molto interessante di Anglesio è il suo rapporto con Laura, la moglie scomparsa: una moglie malata di mente, morta in un incidente stradale; il corpo mai ritrovato. Il colonnello prova a superare l’amore per lei, frequentando Lucrezia, giovane, piena di vita e innamorata. Ma è difficile andare oltre, soprattutto se quando torni a casa trovi il vestito di Laura fuori dall’armadio, o senti la sua mano che gratta la porta del bagno…

Ecco, è questo che mi ha colpito di più del romanzo: l’Anglesio uomo indifeso di fronte alla sofferenza che può generare l’amore… l’Anglesio che guarda la sua Lucrezia allontanarsi… da lontano, tenendosi in disparte, come se fosse inerme di fronte alla vita che va avanti.

Consigliato ai nostalgici e a chi ama le atmosfere cupe della Genova anni ’50.

Alessandro Defilippi


medico e psicoanalista, vive, lavora e scrive a Torino. È autore di romanzi e racconti, tra cui “Una lunga consuetudine” (Sellerio 1994), “Locus animae” (Passigli 1999, Mondadori 2007), “Manca sempre una piccola cosa” (Einaudi 2010), “Danubio rosso” (Mondadori 2011), “La paziente n. 9”, “Viene la morte che non rispetta” (Einaudi, 2015), il racconto “Per una cipolla di Tropea” (Mondadori 2012) e “Donne col rossetto nero” (Einaudi, 2017). Ha partecipato alla sceneggiatura del film “Prendimi l’anima” (2003) di Roberto Faenza.