Il figlio del secolo




Recensione di Francesco Morra


Autore: Antonio Scurati

Editore: Bompiani

Genere: Narrativa

Pagine: 848

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi.  Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”. Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

Recensione

“Io sono una forza del passato.”

(Pier Paolo Pasolini)

“Mi sono giustificato dinanzi alla storia ma devo ammetterlo: è struggente la cecità della vita riguardo a se stessa. Alla fine si torna all’inizio. Nessuno voleva addossarsi la croce del potere. La prendo io.”

Un libro monotematico sul Fascismo? Un saggio storico su Benito Mussolini?

Antonio Scurati scrive del regime fascista partendo dal 1919 fino al 1925 in questo primo libro che prelude una trilogia.

È un romanzo corale in cui spicca ed è protagonista Benito Mussolini con la sua coorte, ma di fatto emerge come il regime sia nato dal momento storico successivo alla prima guerra mondiale.

L’autore ricostruisce, avvalendosi di fatti storici, quegli anni. Essendo un’opera letteraria, è parto della fantasia dello scrittore, che piega la storia.

Il Duce ci viene raccontato come uomo assetato di potere che, pur insicuro, riesce a cavalcare l’abulia del sistema politico e a farsi dittatore.

Degno di nota il preludio alla presa del potere. Scurati descrive minuziosamente il clima di “guerra civile” in cui, con scioperi e azioni di rappresaglia, i socialisti tenevano in scacco la borghesia creando in seno a essa la paura per lo spettro di una rivoluzione pari a quella russa.

Spaccati tra massimalisti, riformisti e non solo. Filippo Turati e i suoi non riescono a indirizzare e incanalare il consenso vastissimo per governare il paese.

In tutto ciò, l’abile Mussolini intesse legami con gli agrari e si affida ai ras, praticando lo squadrismo e il terrore diffuso.

Tali bande usano la violenza e combattono a viso aperto contro i rossi, avvicinandosi a essere guardie personali dei grandi proprietari terrieri e industriali che li finanziano e vanno a ingrossarne e ingrassarne le fila.

Il figlio del fabbro di Predappio, con la violenza e la paura della stessa, riesce a conquistare il potere per riappacificare un paese che lui stesso ha portato sul crinale del baratro.

I fatti parlano, in questo libro: nessuna ridondanza, panegirico o dissimulazione.

Dall’occupazione di Fiume all’omicidio Matteotti, questo il periodo su cui verte questo primo volume, che avrà sviluppo e conclusione in due successive pubblicazioni.

Romanzo corale in cui vedremo “dirigenti” squadristi e politici dell’epoca alternarsi nel narrato.

Gabriele D’Annunzio, Italo Balbo, Rossi, Finzi e molti altri.

Tra tutti, emerge la figura eroica di Giacomo Matteotti, unico a combattere senza remore contro i soprusi e le angherie fasciste. Non si arrende, pone interrogazioni parlamentari circostanziate ed evidenzia l’illegalità e prevaricazione dei fasci.

Lo scrittore riporta e racconta come i rossi commisero atti inqualificabili ma ciò fu ben poca cosa rispetto alla turpe e sistematica azione di terrore nera, senza pari. Lo stesso capo del fascismo in più momenti ne è atterrito, ma riesce a cavalcarla, subendola, più che a domarla.

Scurati riesce a fondare un nuovo antifascismo, non elogia i vinti dell’epoca ma racconta i fatti, senza essere di parte caricandoli di giudizi censori. La barbarie temperata e cloroformizzante profetizzata da Mussolini non fu altro che dittatura spietata che ingabbiò l’Italia con connivenza della Chiesa cattolica, della monarchia, dell’esercito e della classe agiata industriale borghese.

Tale complicità si evince, ad esempio, dove si narra della marcia su Roma, che si ebbe de facto come parata, visto che il teatrino della politica e del compromesso già aveva conferito il potere al Duce. Oppure, di come le istituzioni di pubblica sicurezza ed esercito non usassero la forza ma in molti casi coprissero teppisti e criminali squadristi nelle loro sortite contro persone inermi.

Ebbene, e il popolino?

Le persone comuni sono descritte come soggetti che si affidano a una figura normalizzante e carismatica e, come sempre, pur all’inizio votando, si affidano al regime…

Enorme curiosità per i successivi libri di questa ambiziosa avventura letteraria.

Antonio Scurati ha vinto la sua scommessa e ci affida una testimonianza di come il Male sia stato il figlio del secolo. L’avviso di come la storia sia da insegnamento e il romanzo opera di fantasia possa essere ancella e veicolo di cultura del ricordo e del MAI PIÙ.

A cura di Francesco Morra

www.youtube.com/user/Vetriera

Antonio Scurati


Antonio Scurati: Scrittore italiano (n. Napoli 1969). Ricercatore presso la Libera univ. di lingue e comunicazione (IULM), ha affiancato all’attività accademica la scrittura letteraria. Tra le sue pubblicazioni saggistiche si segnalano: Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (2003); La letteratura dell’inesperienza (2006); Gli anni che non stiamo vivendo (2010) e Dal tragico all’osceno. Raccontare la morte del XXI secolo (2016). Tra i romanzi: Il rumore sordo della battaglia (2002); Il sopravvissuto (2005, premio Campiello); Una storia romantica (2007, premio Super Mondello 2008); Il bambino che sognava la fine del mondo (2009); La seconda mezzanotte (2011); Letteratura e sopravvivenza. La retorica letteraria di fronte alla violenza (2012); Il padre infedele (2013, finalista al Premio Strega 2014); Il tempo migliore della nostra vita (2015, premio Viareggio narrativa 2015 e finalista al premio Campiello); Dal tragico all’osceno. Raccontare la morte nel XXI secolo (2016); M. Il figlio del secolo (2018). S. è anche editorialista de «La Stampa» e di «Internazionale».

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