Il prigioniero della polvere



il prigioniero della polvere federico inverni

Recensione di Anna Grippo


Autore: Federico Inverni

Editore: Corbaccio

Pagine: 167

Genere: Thriller

Anno di Pubblicazione: 2017

Scoprirai che l’inferno non è mai un luogo, l’inferno non è una destinazione. L’inferno è la nostra mente

Nessuno è quel che dice di essere. Nessuno

La profiler Anna Wayne e il detective Lucas tornano con una nuova indagine.

Abbiamo imparato a conoscerli col romanzo ”Il prigioniero della notte” entrando nelle loro menti e rivivendo i loro traumi: lei rapita e tenuta prigioniera da un maniaco quando era ventenne; lui che anni prima causò la morte della moglie e della figlia in un incidente d’auto in cui era alla guida.

Entrambi ne sono usciti cambiati, ma mentre Anna Wayne, dopo un periodo di smarrimento, ha trovato la forza di andare avanti, Lucas invece, ne è rimasto vittima suo malgrado. Da allor, infatti, soffre di episodi di depersonalizzazione, ha cioè un distacco dalla realtà, e in quei momenti non ricorda nemmeno chi sia. Ad aiutarlo a ritrovare la memoria l’immancabile taccuino che porta sempre con sé, dove sono annotati tutti i suoi dati, espediente consigliatogli dalla sua psichiatra.

Questa nuova indagine li porta in una villa di proprietà di un famoso architetto: le vittime ritrovate all’interno sono lo stesso architetto e la sua famiglia. Ancora una volta sarà la capacità deduttiva del detective Lucas a svelare l’identità dell’assassino.

Ho trovato particolarmente descrittiva la parte iniziale, in cui ci viene presentata la scena del crimine: tutto quel bianco degli ambienti, compreso il pavimento, e di tanti particolari, tra cui i libri rivestiti dello stesso colore, e a spiccare su tutto un lago di sangue, molto sangue. Secondo me ha dato maggior risalto alla crudeltà perpetrata dall’assassino: il candore immacolato contrapposto all’efferatezza del rosso sanguigno.

Ho apprezzato poi la spiegazione data dall’autore riguardo al metodo di esecuzione del Seppuku, meglio conosciuto come harakiri, il suicidio giapponese particolarmente usato dai samurai. Ne ho sempre sentito parlare ma non conoscevo il modo in cui si svolgesse e cosa rappresentassero le varie pose.

Riguardo al romanzo posso dire che mi è piaciuto, seppure lo abbia trovato un po’ sbrigativo, ma ciò è dovuto al fatto che sia composto di poche pagine, tanto che più di un romanzo possiamo parlare di un racconto. A mio parere la storia andava sviluppata di più, ma questa è l’unica nota “negativa” che ho trovato.

Sono molto curiosa di leggere le prossime avventure dei protagonisti, e in modo particolare mi interessa l’evolversi dei problemi di Lucas. Riuscirà a venire a patti con la propria coscienza? O continuerà a ritenersi responsabile della distruzione della sua famiglia? Staremo a vedere.

Federico Inverni


Federico Inverni è lo pseudonimo di un autore che vuole rimanere anonimo, preferisce che a parlare per lui siano i suoi libri dove, tra le righe, nasconde i suoi interessi. Ha pubblicato Il prigioniero della notte (2016), Il respiro del fuoco (2017), Il prigioniero della polvere (2017), tutti editi da Corbaccio.

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