Intervista a Lenz Koppelstätter




A tu per tu con l’autore


Un bell’esordio nella narrativa gialla è quello dell’autore altoatesino Lenz Koppelstätter con “Omicidio sul ghiacciaio”. D’impronta classica, il romanzo si lascia andare anche a scavi psicologici e atmosfere del noir.

Il ghiacciaio della Val Senales è un luogo insidioso di notte e se infuria la bufera, ma sa essere incantevole quando il suo bianco rispecchia le stelle, è anche un luogo di misteri e di spiriti dei tanti che persero la vita sotto la neve o inghiottiti da uno dei suoi crepacci. Qui, Lenz Koppelstätter ambienta il suo romanzo “Omicidio sul ghiacciaio” appena pubblicato da Corbaccio, una storia che affonda le radici nella montagna e ricorduce al 1991 anno del ritrovamento di Ötzi, l’uomo del Similaum, esposto al museo di Bolzano. Cosa lega quel corpo mummificato del neoliticoo all’omicidio di Peppi Sattler che, stufo di tutto, si era rifugiato come un eremita nel bosco? Del caso, inconsueto per la valle che, nei giorni precedenti il Natale è in festa con i mercatini illuminati e gli hotel affollati di turisti, si occupano il commissario Grauner e l’ispettore Saltapepe, coadiuvati dal vigile Meyer e dalla polizia scientifica. Contadino e commissario, Johann Grauner è un uomo tutto d’un pezzo, goloso di canederli e innamorato della moglie e della figlia che si dedica al suo maso con devozione e dedizione. Gli fa da contraltare Claudio Saltapepe, napoletano che tarda ad adattarsi alle abitudini e allo stile di vita altoatesini e rimpiange spesso la sua Napoli, il mare e il dialetto. L’omicidio scuote la valle e preoccupa il sindaco che teme il turbamento dei turisti ma apre uno scenario nuovo che inquieta persone vicine alla vittima e crea un raffronto sempre piu’ sconvolgente con Otzi e la sua morte misteriosa.

Un giallo con venature noir. È’ il tuo primo romanzo. Cosa ti ha spinto a scriverlo e perché hai scelto proprio questo genere?

Scrivere mi piaceva da sempre. Già da bambino scrivevo. Sceneggiature di film di orrore e di film con vampiri. A scuola mi piaceva solo storia e scrivere temi. La prof di tedesco leggeva i miei temi sempre davanti a tutta la classe. Questo mi incorraggiava e decisi di provare a guadagnarmi i soldi con la scrittura e sono diventato giornalista. Ho scritto reportage, articoli, interviste, sentivo fin dall’inizio la voglia di scivere un pezzo piú lungo, ma sui giornali non c’era abbastanza spazio. Cosi mi sono detto: Un giorno devo scrivere un libro! E quel giorno è arrivato con l’idea che sarebbe stato un giallo, scrissi le prime venti pagine di notte e le mandai tutto al mio agente, e diversi case editrici si interessarono. Quando firmai il contreatto non avevo più scelta e ninete piú scuse, finalmente c’era la pressione necessaria per scrivere il libro.

La montagna altoatesina e il ghiacciaio della Val Senales sono luoghi-personaggio?

Sì. Le montagne, la neve, la notte sul ghiacciaio, sono componenti importanti tanto come i personaggi. Io sono nato e cresciuto in mezzo alle montagne, sono parte del mio DNA e di quello dei miei personaggi. Secondo me l’ambiente è sempre personaggio di un buon libro, le citta’, il mare, la pianura nuvolosa. Non c’è distinzione fra noi e l’ ambiente che ci contorna.

L’indagine si svolge a ridosso del Natale quando la festa si manifesta coi mercatini, i turisti, la buona cucina. Perché hai scelto quel periodo per far compiere un omicidio?

Per me è importante scrivere di un luogo che conosco. Mi piace la terra della mia infanzia, questo Alto Adige quasi kitsch, questa terra ad un passo da cielo, il contrasto tra la bellezza e l’abisso. I giorni di pace prima di Natale, questa pace forte che conosciamo tutti dentro di noi, erano un ulteriore contrapposizione all’omicidio.

Racconti le atmosfere della valle, i profumi e le tradizioni, risiedono soprattutto nella sua cucina?

Come le montagne anche la cucina racconta tanto del modo di vivere in Alto Adige. C’e quella tradizionale tirolese dello speck e dei canederli e quella italiana degli spaghetti e della pizza. La cucina unisce due culture che si godono il mangiare entrambe volentieri. Ma si vedono anche le differenze: Grauner, contadino testa dura tirolese, vuole mangiare il pranzo alle 12 in punto. Saltapepe, napoletano DOC trasportato dal destino in Alto Adige, per lui tutto quello che si mangia prima dalle 13 è colazione.

Il commissario Grauner è un uomo semplice, ama il suo maso e prendersi cura delle mucche e della famiglia, ha un grande dolore alle spalle. Che significa per lui fare il poliziotto e farlo in un luogo di quiete come la val Senales?

A Grauner piacerebbe fare solo il contadino ma c’é una seconda anima in lui. Quella della giustizia. Durante i suoi studi di giurisprudenza a Verona furono assassinati i suoi genitori. Per lui questo caso è il caso della sua vita e spera tanto di risolverlo un giorno per battere i demoni che lo tentano.

Grauner e l’ispettore Saltapepe, la tua coppia investigativa formata da un valdostano e un napoletano,  metodi d’indagine e formazione differenti ma accomunati dalla stessa ricerca della verità e della giustizia. Con loro racconti le diversità del nostro Paese ma anche le uguagliaze?

Si, a prima vista sembrano tanti diversi ma pian piano vedono anche loro stessi le somiglianze e si capisce una cosa: la gente la puoi dividere in quella onesta e quella criminale, ed è importante che quelli onesti stiano uniti.

Per Grauner la montagna è capace di emanare una “forza spaventosa” e anche “quiete profonda”. Com’è stato per te raccontare ed esplorare i tuoi luoghi con gli occhi di un detective?

La cosa piú bella per un giornalista o un scrittore di romanzi è la ricerca, il tuffarsi in posti, mestieri sconosciuti. Io quelli valli e anche Bolzano le conoscevo già dalla infanzia, ma ritornando lì con gli occhi di un autore le scoprivo di nuovo. Vedevo tanti dettagli nuovi, che quando vivi li, consideri cosa ovvia. Le montagne hanno un fascino incredibile, ti fanno venire gioia e paura. Sono talmente grandi, indistruttibili, imprevedibili, eterne, e ti fanno sentire così piccolo.

Tanti i personaggi femminili, Eva, Alba, Sara, Alessandra, Silvia, donne forti e determinate.  A chi di loro ti senti più legato?

Ad Alba, la moglie di Grauner. Si parla poco di lei, ma quando c’è si capisce che è lei il cuore della familgia, è lei che nello sfondo tiene assieme tutto. Se si vuole anche questo è una somiglianza tra le famiglie tirolesi e quelle napoletane. Le donne, furbe, restano sullo sfondo ma tengono assieme tutto e con mani invisibili danno la direzione.

Ötzi, l’uomo del Similaum e la sua storia diventano il perno dell’indagine, come hai miscelato finzione e realtà?

In teoria tutto potrebbere essere vero. Faccio tanta indagine prima di iniziare a scrivere, mi sono trovato spesso con Angelika Fleckinger, la direttrice della Museo archeologico di Bolzano, dove è conservato Ötzi. Voglio sapere sempre tutto prima di scrivere, per poi far vivere la fantasia.

Cristina Marra

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