Intervista a Valerio Varesi




A tu per tu con l’autore


 

Pampaluga e il Professore, una strana coppia di insegnanti insoddisfatti e irrealizzati nel lavoro, nell’amore, nella vita sociale sembrano uno l’alter ego dell’altro. Chi rappresentano veramente?

Il professore rappresenta un po’ tutti noi, le nostre ansie di apparire, la voglia di protagonismo in un mondo massificante, la delusione ideale. Pampaluga è una sorta di specchio riflettente. Mentre il professore cerca risposte al di fuori di sé come l’affermazione sociale, Pampaluga è piuttosto la ricerca autodistruttiva di se stesso e di un rapporto di fusione con l’altro, nella fattispecie la moglie, che gli appare come obbiettivo irraggiungibile. Per questo i due prendono direzioni diverse: il professore una traiettoria centrifuga verso il mondo, Pampaluga una centripeta verso un centro che non riesce a individuare. Tutt’e due sono vittima di una mancanza.

La villa con gli amanti mascherati ricorda fatalmente Kubrick. Come i protagonisti del film anche Pampaluga e il Professore cercano risposte alle loro insoddisfazioni e alle loro domande inespresse. È davvero questo l’amore nel 2020?

La villa degli scambisti è in realtà una metafora beffarda in quanto rivela come i nostri rapporti siano irrigiditi dai ruoli e dunque falsati. Paradossalmente l’autenticità si rivela solo con la maschera che ci libera da responsabilità e doveri sociali e consente di esprimere ciò che siamo senza filtri. Per questo in quella villa si mostra il lato oscuro, ma più autentico, dell’umano e Pampaluga è in quella ricerca che si immerge. Ma la maschera che indossiamo è anche quella che usiamo nei rapporti all’interno della virtualità e dell’immenso mare della rete. Pure lì riversiamo la nostra interiorità al riparo dello schermo, sia in positivo sia, purtroppo, in negativo.

La macchina del fango è descritta come la modalità principale per creare e distruggere il consenso. Il meccanismo è ormai incontrollabile.

Proprio la rete consente lo sviluppo pieno della macchina del fango, ennesima prova cui il professore è sottoposto alle dipendenze della misteriosa Agenzia nel momento in cui vuole liberarsi di un magistrato troppo intransigente. La costruzione di notizie false innalza un polverone di sospetti e di supposizioni che col tempo solidificano come accuse vere. Nel mondo del web è ormai sradicato il concetto di prova. Tutto rimbalza come una palla impazzita e l’impossibilità di verificare diventa una certezza. E’ successa la stessa cosa con la Brexit, dove migliaia di elettori sono stati convinti a votare per l’uscita dall’Europa da notizie fasulle spedite a persone particolarmente vulnerabili. Una notizia falsa che diventa virale, equivale a una verità nel generale clima di incertezza e sospetto in cui viviamo.

Nel libro si prospetta la fine della democrazia dovuta al totale controllo dell’opinione pubblica: fantapolitica o triste realtà?

Parimenti tutto questo mette in crisi la democrazia in quanto sradicando le notizie dalla verificabilità, realizza una manipolazione potenzialmente infinita, nel senso che qualsiasi cosa può essere vera a seconda della capacità di convincere. Il virtuale e la tecnologia producono lo stesso effetto sperimentato dai sofisti nell’antica Grecia. Solo che allora la platea era limitata agli abitanti della città-stato, oggi la manipolazione è su scala planetaria. Ma a manovrare tutto ciò sono le Agenzie come quella alle cui dipendenze si è posto il professore. E per Agenzia si intende il potere economico che si avvale della tecnologia per il controllo. Il Grande fratello è oggi un Gigante fratello.

Ultima domanda: ma gli Alieni, nascosti e sperduti lassù nel Cosmo infinito, cosa pensano di noi?

Non riesco a intercettare il pensiero degli alieni. Credo che siano una nostra proiezione e come tale possiamo pensare ciò che vogliamo della loro opinione. Come dice il professore in classe, non potremo mai comunicare con altri esseri che popolano l’universo perché la distanza tra noi e loro è così grande che le nostre notizie (e le loro) ci giungerebbero quando ci saremmo estinti per lo spegnimento del sole. Questo credo che sia il pensiero più agghiacciante. Il totale azzeramento.

Valerio Varesi

A cura di Cristina Bruno

 

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