La casa che era nostra




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Louise Candlish

Editore: DeA Planeta

Traduzione: Valentina Zaffagnini

Genere: giallo

Pagine: 460

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Non può essere vero. Deve esistere una spiegazione. Perché nell’imboccare la via dove abita, in un ricco e tranquillo quartiere residenziale alle porte di Londra, Fiona Lawson vede qualcosa di inconcepibile: una coppia di estranei intenta a traslocare al numero 91 di Trinity Avenue. Casa sua. La stessa in cui lei e il marito, Bram, abitano insieme ai figli a settimane alterne, da quando il tradimento di lui li ha portati alla separazione. Mentre l’amica e vicina Merle accorre in suo aiuto, i tentativi di Fiona di mettersi in contatto con quello che legalmente è ancora suo marito non danno alcun frutto. Bram è sparito, volatilizzato nel nulla. Tutto lascia pensare che abbia trovato il modo di vendere Trinity Avenue all’insaputa di Fiona, per trasferire il ricavato su un conto segreto e far perdere le sue tracce. La domanda che rimbalza ossessiva nella mente di Fiona e del lettore è una sola: perché? Segreti, ricatti, ripicche e menzogne abbondano in questo racconto a due voci di un matrimonio – e di un pugno di vite – deragliati in un tumultuoso innescarsi di reazioni a catena. Perché basta un istante per capovolgere tutto ciò che crediamo di sapere sul conto di noi stessi e di coloro che amiamo.

Recensione

Fiona Lawson, Fi per gli amici, abita nella periferia londinese in una bella villetta. Ha due figli piccoli e un ex marito e sta tornando a casa. Quel giorno però la aspetta una triste sorpresa: un furgone dei traslochi si trova proprio davanti alla sua abitazione, quella con la magnolia che èl’invidia del vicinato. I trasportatori stanno portando all’interno dei mobili sotto lo sguardo vigile di una giovane coppia, Lucy e David Vaughan.

Cosa sta succedendo?

Fi lo scopre presto: il suo ex marito ha venduto a sua insaputa la casa con la complicità di altre persone per poi scomparire nel nulla. Inizia così il racconto di una vicenda dall’apparenza assurda, ma che nasconde al suo interno verità inconfessabili.

Leggeremo le due versioni, quella di Fi e quella di Abraham chiamato Bram, che procedono di pari passo raccontando gli antefatti e ricostruendo attentamente l‘accaduto,fornendo una spiegazione plausibile per ogni evento.

Scopriremo le cause del divorzio e perché Bram sia giunto a compiere un atto così perfido nei confronti della ex moglie. Tutti gli eventi sono concatenati fra loro e concorrono un po’ alla volta a creare la situazione disastrosa che porta Bram a fuggire in segreto e in gran fretta. I due racconti, tra passato e presente, mostrano i diversi punti di vista dei coniugi, i loro differenti modi di approcciarsi al rapporto di coppia e alla vita in un crescendo di attesa per i risvolti inquietanti che si nascondono tra le pagine.

Il libro è godibile sotto molteplici aspetti. Il lettore è, in prima battuta, curioso di sapere perché la casa sia passata di proprietà in modo truffaldino e vuole capire come Bram abbia potuto invischiarsiin una tale operazione.

Però forse quello che risulta più avvincente è ripercorrere il cammino psicologico dei due coniugi, scoprirne le debolezze, le ansie, capire perché sia fallito il matrimonio e come l’insicurezza di Bram in fondo sia la causa principale di tutto ciò che si scatena dopo. I due protagonisti hanno dei caratteri ben riconoscibili e incredibilmente comuni.

Fi è la donna che si strugge per i figli, disposta fin troppo a perdonare il partner e affetta da perenni sensi di colpa. Bram è il classico uomo, bambino non cresciuto, che trova nell’alcol, nelle scappatelle e nelle bugie un modo di fuggire dalle responsabilità. 

Fino a quando le responsabilità non diventano impossibili da ignorare e allora la fuga diventa totale. Attorno amici, o presunti tali, pronti a consolare, qualcuno per sincerità e altri per secondi fini. E poi c’è la casa che appare come la vera protagonista, con tutti i suoi significati, di luogo sicuro a cui ritornare, di angolo di serenità che ci separa dai problemi quotidiani, di simbolo dell’unità della famiglia. Una casa che viene violata e questo è forse il più atroce dei delitti commessi nel racconto…

Un libro da leggere con attenzione, osservando bene i personaggi che davvero non sono distanti da molti che possiamo incontrare tutti i giorni.

A cura di Cristina Bruno

fabulaeintreccio.blogspot.com

 

Louise Candlish


vive a Londra con il marito e la figlia, in un quartiere non troppo diverso da quello in cui è ambientato il romanzo. Con La casa che era nostra ha trionfato ai British Book Awards 2019 e conosciuto uno straordinario successo internazionale.

 

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