La pattuglia dei bambini




Recensione di Francesca Marchesani


Autrice: Deepa Anappara

Traduzione: Monica Pareschi

Editore: Einaudi

Collana: Stile Libero Big

Genere: Narrativa

Pagine: 392

Pubblicazione: Ottobre 2020

Sinossi. Jai ha nove anni, va pazzo per i dolci, ama i telefilm polizieschi e vive in un basti, lo slum di una megalopoli indiana. Nello stesso quartiere abitano anche i suoi due migliori amici: Pari e Faiz. I tre hanno imparato presto a cavarsela da soli, e quando un ragazzo della loro classe scompare, nel totale disinteresse della polizia, si improvvisano detective. Il basti, intanto, precipita nella paura, e subito riaffiorano le antiche divisioni tra indú e musulmani, con i politici pronti a soffiare sul fuoco. Cosí, mentre gli adulti si dimostrano, come spesso accade, irresponsabili, a cercare la verità rimangono solo Jai e i suoi compagni, che però dovranno spingersi ben oltre ciò che avevano immaginato.

Recensione


In tutti i libri ambientati in India c’è sempre una grande protagonista, la fame, la sete, la sporcizia. Si percepiscono tutte queste cose dalle parole di questa autrice e ci accompagnano riga dopo riga. Sembra quasi sia un libro ambientato cinquant’anni fa.

E invece no, siamo solo noi che siamo nati dalla parte giusta del mondo e non percepiamo a pieno la difficoltà di raccattare pochi spiccioli per comprare delle deliziose cipolle per sfamare tutta la famiglia. Jai invece lo sa.

Vede i suoi amici navigare nell’immondizia e mangiare cibi marci e sporchi di fango. E cosa fa lui in discarica? Indaga.

Già, perché da quando al basti (meglio conosciuti come slum o baraccapoli), hanno cominciato a sparire i bambini, nessuno si dà realmente da fare per cercarli. A Jai piacciono i film polizieschi e crede di essere un ottimo detective, così marina la scuola e gironzola in zone malfamate per ottenere informazioni preziose.

La situazione non è delle migliori, la polizia non cerca nessuno, gli altri, quelli che ancora hanno la fortuna di avere tutti i figli a casa, incolpano i genitori di averli persi, come se potessero scivolarti dalle tasche. E non c’è una vera e propria caccia all’uomo.

Quando le scomparse cominciano a essere tante, i vari abitanti del basti superano la paura della polizia e cominciano a marciare protestando.

Addirittura unendo fazioni che una volta non si sopportavano come Indù e Musulmani, legati solamente dalla forza del loro dolore. Vogliono giustizia, vogliono indagini reali. Da un lato hanno paura di insorgere perché le forze dell’ordine potrebbero dare l’ordine di radere al suolo le loro case di lamiera, dall’altra che senso ha vivere tra quattro mura se le famiglie che ci vivono dentro rimangono incomplete, rotte a metà?

Questi bambini che, come dice il titolo, pattugliano la città fra cani randagi e spazzatura, fra malintenzionati che offrono dolcetti avvelenati e benefattori che cercano di proteggerli, sono come aquiloni i cui fili si sono rotti nel vento. Rimangono sempre piccoli ma non hanno quell’innocenza tipo dell’infanzia, fin troppo consapevoli della situazione in cui si trovano.

Mi rimprovero sempre quando scelgo di leggere questi libri, perché sono di una tristezza inaudita e non se ne vanno facilmente una volta chiusi.

Come una macchia ostinata. Eppure, non riesco ancoraa farne a meno.

 

 

Deepa Anappara


è una giornalista e scrittrice indiana. I suoi reportage sulla povertà e sull’impatto che ha sulle vite dei bambini hanno ottenuto numerosi riconoscimenti e hanno ispirato la scrittura di questo libro, vincitore di numerosi premi e tradotto in 22 paesi.

 

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