Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Thriller storico
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Ignazio da Toledo è morto. O almeno questo è ciò che racconta Uberto, suo figlio, quando, nel luglio del 1232, raggiunge la corte di Sicilia nella speranza di riabbracciare la sua famiglia. Palermo, tuttavia, sarà per lui l’inizio di un nuovo incubo. Se di sua madre si sono perse le tracce, sua moglie e sua figlia sono tenute prigioniere in un luogo ben celato. Il loro carceriere è Michele Scoto, astrologo personale dell’imperatore Federico II, convinto che il mercante gli abbia sottratto e nascosto un libro misterioso, la leggendaria Prophetia Merlini. Uberto ignora che le sue disavventure siano intrecciate a quelle di un uomo senza passato che sta navigando su una nave di pirati barbareschi lungo le coste dell’Africa settentrionale e del mar Rosso. Il suo nome è Al-Qalam e, obbedendo gli ordini di un crudele capitano, è alla disperata ricerca di un tesoro inestimabile e capace di legare Dio all’uomo, un tesoro donato in tempi remotissimi da re Salomone alla Regina di Saba. Mentre Al-Qalam lotta per ritrovare la sua identità e Uberto per salvare la madre, Sibilla tenta con ogni mezzo di ricongiungersi alla famiglia e di sfuggire all’acerrimo nemico di Ignazio da Toledo, lo spietato frate domenicano Pedro González…
Recensione
“La profezia delle pagine perdute” di Marcello Simoni è il quinto atto della saga di Ignazio da Toledo che parte con “Il mercante di libri maledetti”.
“Chi fosse realmente Ignazio da Toledo, nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza”. Così viene introdotto il mercante in questo primo libro che venne pubblicato precedentemente con il titolo di “L’enigma dei quattro angeli”.
“A volte fu giudicato saggio e colto, a volte infido e negromante. Per molti era solo un pellegrino, girovago da una terra all’altra in cerca di reliquie da vendere ai devoti ed ai potenti. Benché evitasse di rivelare le proprie origini, i suoi lineamenti moreschi, ingentiliti dalla carnagione chiara, parlavano fin troppo dei cristiani vissuti in Spagna a contatto con gli arabi. Il capo completamente rasato e la barba plumbea gli conferivano un’aria dottorale, ma erano gli occhi a catturare l’attenzione: smeraldi verdi e penetranti incastonati fra rughe geometriche. La sua tunica grigia, coperta da un mantello con cappuccio, emanava la fragranza delle stoffe orientali intrise di aromi per il tanto viaggiare. Alto e magro, camminava appoggiandosi a un bordone.”
Questa figura ieratica e dalle conoscenze esoteriche si aggira per l’Europa, nei primi decenni del tredicesimo secolo di volta in volta sfuggendo e scontrandosi con la Saint-Vehme, una misteriosa e pericolosissima organizzazione di origine tedesca che in principio si occupava di giudicare e reprimere i crimini su base locale per poi diventare una sorta di società segreta.
La Saint-Vehme aveva creduto Ignazio da Toledo depositario del segreto dell’Uter Ventorum, e per questo l’aveva braccato anche se il mercante era ignaro di tutto e da allora Ignazio è diventato il principale obiettivo dei sicari tedeschi che vogliono conoscere i segreti del mercante.
Nella “Profezia delle pagine perdute” Ignazio da Toledo è scomparso misteriosamente, travolto da un crollo nell’Isola Perduta ma il figlio Uberto è a Palermo per cercare il fantomatico libro contenente la profezia di Merlino.
In quel periodo Palermo era un centro politico e culturale di rilievo mondiale. La corte di Federico II di Svevia era affollata da musici, poeti, come Giacomino Pugliese, Cielo D’Alcamo e Giacomo da Lentini, letterati, scienziati come Leonardo Fibonacci e Guglielmo da Saliceto e uomini politici di vaglia come Pier delle Vigne e Michele Scoto.
E’ proprio Michele Scoto il protagonista di questo thriller storico ambientato in uno scenario attraente e intrigante come la Sicilia multiculturale di inizio Duecento che ospitava saraceni, normanni, bizantini, svevi, aragonesi che costituivano un “melting pot” di grande rilevanza culturale ed economica.
Michele Scoto è il sommo magister della corte di Sicilia nonché astrologus personale dell’imperatore Federico II, alchimista con spiccati interessi magici e sapienziali e attraverso Uberto cerca di contattare Ignazio da Toledo per rintracciare le profezie perdute di Merlino che, oltre a poter descrivere scenari magici, potrebbero essere anche una potente arma politica in un ambiente dai tanti intrighi e dagli innumerevoli tentativi di spargere veleno, sia metaforicamente che nel pieno senso del termine.
Mentre Uberto incontra fantasmi che arrivano dal lontano passato, un nuovo percorso narrativo segue un misterioso ispanico che intraprende la ricerca di un tesoro riguardante l’Arca dell’Alleanza risalente ai tempi della leggendaria regina di Saba.
Nella capitale siciliana si condensano numerosi flussi culturali dovuti a “questi magistri, che sono una minima parte della cerchia di intellettuali raccolti attorno alla magna curia di Federico II, che comunicano tra loro attraverso un fitto rapporto epistolare, scambiandosi libri e missiva per condividere opinioni su argomenti di ogni tipo, dai movimenti degli astri ai principi della farmacopea.
Ebbene, gran parte di questo scibile finisce sotto gli occhi di Michele Scoto, ma solo dopo essere smistato, tradotto e catalogato dai suoi aiutanti”.
Tra i tanti compiti del mercante mozarabo c’era anche quello di vagliare e controllare tutte le lettere dei filosofi e degli intellettuali indirizzate alla corte di Palermo per scoprire potenziali cospirazioni dei Cantori della Rosa, loggia di letterati tra le cui fila si annidavano elementi faziosi ostili alla Chiesa e che potevano inasprire i rapporti tra il papa e l’imperatore
Soltanto un mercante e filosofo con spiccate conoscenze occultistiche ed esoteriche come Ignazio saprebbe custodire e decifrare un testo così sfuggente e pericolo come le profezie di Merlino, codice druidico nato nelle stesse lontane terre che hanno dato i natali allo Scoto.
Infatti seguendo indizi, arcani riferimenti, tracce nascoste attraverso “le oscurità, le allusioni, i giochi di parole che caratterizzano ogni suo scritto nascono di certo dal timore di essere spiato. Però, fra tutte le sue astrusità, l’enigma coi nomi angelici è senz’altro il più importante, poiché era il meglio nascosto.”, Uberto e i suoi amici percorreranno una Palermo magica, “con i piccoli fuochi delle torri, della cinta fortificata e del faro oltre la Porta Maris che pulsavano contro il blu intenso del cielo alla guisa di stelle scese dal firmamento. E così intensa era la quiete che trapelava da quell’arazzo, da infondere magia nei suoi recessi più bui.” ma affronteranno anche un viaggio iniziatico attraverso misteri riguardanti le scienze mediche, l’alchimia, la goezia e l’occultismo.
Tutti questi temi, argomenti spunti storici e filosofici, compresi i riferimenti ai Cantori della Rosa, non possono non far pensare al romanzo d’esordio di Umberto Eco di cui “La profezia delle pagine perdute” ricorda molte suggestioni e profondità culturali.
Marcello Simoni registra al meglio gli ingranaggi narrativi che integrando avventura, mistero, azione, storia e leggenda creano un romanzo di notevole interesse che riprendendo diversi personaggi del suo primo libro li proiettano in una cornice ancora più affascinante e profumata dagli odori e sapori palermitani.
Marcello Simoni
È nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. I diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga. La profezia delle pagine perdute è l’attesissimo seguito della saga che narra le avventure di Ignazio da Toledo, l’astuto mercante di libri, che ha consacrato Marcello Simoni come autore culto di thriller storici, vendendo oltre un milione e mezzo di copie.
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