L’ultimo inganno




L’ultimo inganno di Hitler


Recensione di Alessio Balzaretti


Autore: Matteo Rampin

Editore: Harper Collins

Genere: Romanzo

Pagine: 466

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il 30 aprile 1945 dei soldati dell’Armata Rossa entrarono nel bunker di Berlino, dove si era rifugiato lo stato maggiore della Germania nazista. Ma come sarebbe cambiata la storia dell’umanità se quel giorno avessero trovato Adolf Hitler vivo, pronto a essere catturato? Questa è la premessa da cui muove L’ultimo inganno di Hitler. Hitler non è morto nel bunker, è stato catturato dalle forze alleate e il compito di interrogarlo è affidato a Douglas Kelley che, come Hitler, è realmente esistito e ha davvero svolto il ruolo di consulente della CIA. Kelley fu un pioniere della psichiatria applicata ai modelli di indagine e valutazione caratteriale, un esperto di trucchi mentali, e un appassionato di illusionismo e magia. A partire dall’incontro, immaginario, tra questi due personaggi, reali, Matteo Rampin ha scritto un romanzo avvincente, un continuo gioco di specchi che coinvolge la Russia sovietica, gli USA e il Vaticano. Un libro di fantapolitica capace di appassionare il lettore e di farlo riflettere sulla nostra storia.

Recensione

Chissà se le cose sarebbero andate veramente così.

Questo è il dubbio che rimane in sospeso dopo aver letto L’ultimo inganno di Hitler.

Un romanzo definito fantapolitico e aggiungerei visionario, dove l’ipotesi imprevedibile del Fürer, sopravvissuto alla rappresaglia che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale, apre scenari realistici a cui il mondo intero sarebbe potuto andare incontro.

La storia è molto avvincente e rimanda alla tradizione delle migliori spy story, i protagonisti emergono uno dopo l’altro da tre realtà lontane ma accomunate dal conflitto bellico.

Ivan il disertore, Douglas lo psicologo e Diana l’infiltrata, obbediscono agli ordini delle rispettive nazioni, ma presto colgono l’occasione per trarre dei vantaggi da ciò che scoprono.

Le loro energie sono concentrate sui documenti segreti custoditi da Hitler che potrebbero, anche a guerra terminata, tenere in scacco i leader delle forze alleate.

L’intrigo politico che si muove sopra le loro teste è di enorme importanza rispetto ai loro interessi che sono decisamente più modesti, ma quello che emerge è la capacità inattesa di queste piccole pedine, di interferire in maniera determinante su ciò che pianificano personalità del calibro di Stalin, Truman e Churchill.

Il vero colpo di scena disegnato dall’autore è l’implicazione della Chiesa come soggetto determinante.

Sicuramente fantasiosa l’idea di una sorta di corpo speciale di sacerdoti che agiscono alla stregua dei migliori agenti segreti, con tanto di armi e sprezzo del pericolo proprio e altrui.

Una mescolanza di buone intenzioni e spietatezza nel difendere le ricchezze del Vaticano e delle sue alleanze che sembrano minacciate da Russia e Stati Uniti che vorrebbero appropriarsene.

Il romanzo, come dicevo, è avvincente ma corposo, quindi aspettiamoci di recepire tantissime informazioni saltando da uno scenario all’altro a ritmo frenetico.

La scorrevolezza della parte iniziale e di quella finale, incontra una sezione impegnativa, quasi saggistica, quando Douglas interroga Hitler il quale spiega per filo e per segno, tutta la teoria dietro cui è stato costruito il suo regime.

Questa parte, non proprio breve, ci porterà anche ad affrontare l’argomento di studi psicologici e sociologici di quel periodo, che sembrano incastrarsi con una certa fatica ma che indubbiamente ci permetteranno di capire molto bene quelli che sono stati gli interessi dietro la Seconda Guerra Mondiale.

La personalità di Hitler disegnata dall’autore è sicuramente quella che più attirerà la nostra attenzione. Io personalmente non mi aspettavo un Fürer così loquace, ma per cogliere al meglio le sue idee, credo sia stata fatta una scelta mirata che magari non troverà tutti d’accordo ma che indubbiamente non lascia adito a dubbi sul suo modo di pensare.

Il finale, che vede coinvolto in prima persona il Papa, è quasi drammatico e credo che questa lettura degli eventi potrà sollevare discussioni e critiche tra i lettori e non solo.

La mia valutazione del romanzo è buona, soprattutto complimenti all’autore che propone argomenti storici documentati ed estremamente interessanti di cui è bene non perdere memoria.

Per chi ha visto la guerra solo nei documentari o l’ha sentita raccontare dagli anziani in famiglia, avrà l’occasione di leggere un testo che lo proietterà in prima persona dentro i bunker o nelle campagne devastate dai bombardamenti, fino alle stanze dei bottoni e a un’Europa diversa da quella conosciuta ai giorni nostri.

 

 

Matteo Rampin


è psichiatra e psicoterapeuta, studioso di psicologia dell’illusionismo, consulente di aziende, organizzazioni e professionisti su temi legati al pensiero non convenzionale. È autore di numerosi saggi. Per Ponte alle Grazie ha pubblicato La psicoterapia come un romanzo giallo, Al gusto di cioccolato, La mente contro la natura (insieme a Giorgio Nardone) e La scelta del gatto (con Laura Fanna e Matteo Loporchio). Per Mondadori ha pubblicato Falli parlare. Come affrontare i silenzi degli adolescenti (2020)

 

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