Ora pro loco




Recensione di Amanda Airola


Autore: Gesuino Némus

Editore: Elliot

Genere: Giallo

Pagine: 256

Anno di pubblicazione: 2017

Sinossi. Uno strano incidente d’auto, un suicidio impensabile, un ragioniere trafficone sono solo alcuni degli elementi che ci riportano a Telévras, uno dei territori più poveri del pianeta. I turisti lì non arrivano. Occorre inventarsi qualcosa, per fare in modo che cessino lo spopolamento e il decremento demografico. È una Telévras contemporanea, ma gli abitanti, i loro comportamenti e le loro aspirazioni non sembrano adeguarsi ai tempi. Una galleria di nuovi personaggi, da Donamìnu Stracciu, poeta “apolide e apocrifo”, alla catechista di professione Titina Inganìa, fino a Michelangelo Ambéssi, l’uomo per cui tutto ciò che supera il metro e sessanta è da guardare con sospetto: sono loro alcuni dei protagonisti di questa vicenda che sembra passare quasi inosservata anche nelle cronache locali. Ma, in una fredda mattina d’inverno, arriva nel paesino l’ispettore Marzio Boccinu, al momento in congedo dalle forze dell’ordine, il quale si troverà invischiato in un intreccio in cui la realtà supererà, come sempre, ogni fantasia.

Recensione

Non sono mai stata in Sardegna, purtroppo, ma grazie a questo romanzo la mia mente ha potuto fare davvero un viaggio splendido.

Il paesello di Telévras è uno di quei tipici luoghi dimenticati dal mondo. Un paese che tutti credono stia morendo, perché abitato ormai solo da un pugno di uomini. Ma saranno proprio quegli uomini a farci scoprire quanto può essere complesso l’animo umano e quanto a volte le cose apparentemente più futili diventano moventi per commettere atti bestiali.

L’autore usa una scrittura intensa ed evocativa, un tipo di scrittura evocativa diverso dal solito, perché in questo caso l’ambientazione è lasciata abbastanza alla nostra immaginazione. Ma la bellezza di questo stile narrativo sta nell’evocare chiaramente nella nostra mente il carattere di ogni abitante del paesello, così bene che ci sembrerà di conoscerli e a fine libro ci spiacerà dir loro addio.

Un libro breve ma davvero denso di contenuti. Al principio sembra un giallo “qualunque”: abbiamo delle morti sospette, delle domande senza risposta e un poliziotto testardo intenzionato a fugare i dubbi che gli si sono creati in mente. Ma più andiamo avanti nella lettura e più ci rendiamo conto che non siamo di fronte a un semplice giallo. Tra un capitolo e l’altro troviamo l’amore, l’onore e il rispetto, le usanze di un luogo fuori dal tempo e l’analisi dell’animo umano.

La trama riesce a condurci in così tante direzioni differenti che ogni tanto finiamo per dimenticarci quello che stiamo cercando, ovvero gli indizi. Ma l’autore è così capace a creare illusioni che solo nelle ultime pagine scopriremo di essere di fronte a un castello di carte pronto a crollare di fronte a dei fatti che sono passati totalmente inosservati.

Che altro dire… Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Gesuino Némus


Gesuino Némus: Nato a Jerzu, nella provincia di Nuoro nel 1958, Gesuino Némus è in realtà il nom de plume di Matteo Locci. Dopo innumerevoli mestieri, esordisce nella narrativa nel 2015 con La teologia del cinghiale, aggiudicandosi il Premio Campiello nella sezione Opera Prima ed arrivando in finale al Premio Bancarella. Con il suo secondo romanzo, I bambini sardi non piangono mai, pubblicato l’anno successivo, ha vinto la XVII edizione del Premio Fedeli.

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