Gigi Riva




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Davide Piras

Editore: Condaghes

Genere: Narrativa, biografia romanzata

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Leggiuno, 1949. Gigi ha cinque anni e trascorre le giornate per strada a palleggiare con i barattoli. Sogna di diventare un campione. Gli amici amano tuffarsi nel lago, lui desidera solo correre nel campetto dell’oratorio e calciare in porta il pallone di don Piero. A piedi nudi, perché le scarpe buone sono un solo paio e non si possono ricomprare. Grazie al padre Ugo, che ama lo sport quanto il figlio, Gigi entra in una piccola squadra di calcio ufficiale e si met-te subito in mostra: nessuno può fermare quel piede sinistro animato da talento puro. Nonostante le ristrettezze del dopoguerra, la famiglia Riva è felice. Ma un tragico evento spezza il corso delle loro esistenze: Ugo muore in un incidente sul lavoro. Comincia così la lotta di Gigi. Un predestinato che riuscirà attraverso il calcio a prendersi la rivincita sulle crudeltà della vita, fino a divenire “Rombo di Tuono”, la leggenda vivente…In una fredda domenica di febbraio del 1976, un uomo alza un braccio, urla e frana a terra. Sullo sta-dio Sant’Elia cala il gelo. Gigi Riva non potrà più rialzarsi e se ne va per sempre da quel campo, con la sua maglia rossoblù numero 11, a soli trentun anni.Una storia di dolore e sacrifici, di morte e rinascita, di amore reciproco verso un popolo che non ha mai dimenticato la fedeltà di quel Rombo di Tuono che col suo piccolo Cagliari spezzò l’egemonia calcistica del Nord

Recensione


“Rombo di tuono” è il soprannome che Gianni Brera diede a Gigi Riva esemplificando alla perfezione la potenza e l’inesorabilità di questo calciatore che diventò un idolo ed un mito per tutti i sardi.

Prima di lui l’eroe isolano è stato per tanto tempo Amsicora, bellicoso guerriero che lottò contro i Romani più di duemila anni fa ed era sicuramente destino che Riva raggiungesse il traguardo più alto della sua carriera proprio nella stadio dedicato al capo tribù sardo.

La capacità mitopoietica dello sport è quasi infinita ma pochi atleti raggiungono il carisma e la forza evocativa del campione di Leggiuno, definito da Brera “un fenomeno, un giocatore mai nato in Italia e rarissimamente nato al mondo” e Riva, che detiene ancora il record di reti realizzate in nazionale, è un esempio unico di campione che, pur avendo legato la carriera in una sola squadra, è omaggiato e rispettato da tutti i tifosi delle compagini avversarie.

La vita di Gigi Riva viene raccontata in questa bella biografia romanzata di Davide Piras che associa al nome anagrafico il soprannome ormai diventato il riconoscimento automatico di Giggirriva, come viene chiamato in Sardegna.

Inizialmente Brera l’aveva chiamato Re Brenno rievocando, secondo gli schemi etnici tanto cari al giornalista, le sue origini celtiche di lombardo nato sulle rive del Lago Maggiore. Quell’angolo della provincia di Varese dev’essere proprio magico perché uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, Alfredo Binda, nacque a Cittiglio a meno di dieci chilometri di distanza da Leggiuno dove Riva nacque nel 1944.

Davide Piras inizia il suo racconto proprio a Leggiuno quando il piccolo Luigi ha cinque anni e comincia a dimostrare il suo talento per il calcio e mette in mostra soprattutto il suo magico piede sinistro che ha una potenza e una precisione sbalorditiva.

L’infanzia però non fu felice per Gigi che a soli nove anni perse il padre in un incidente sul lavoro e a quella tenera età diventò capofamiglia.

Io sono uno dei tanti cresciuti nell’adorazione totale di questo grande campione e l’ho visto anche giocare al Sant’Elia subito dopo la conquista dello scudetto nel 1970 ma ho letto nel documentatissimo libro di Davide Piras alcuni fatti che non conoscevo o conoscevo solo in parte.

L’autore ha ottimamente messo in relazione la carriera sportiva con la psicologia dell’uomo Riva, romanzando alcune parti ma ancorandole fedelmente alla realtà storica.

Il libro si interrompe il giorno maledetto del primo febbraio 1976 alle cinque della sera, l’ora dei toreri, quando Riva deve dire addio al calcio per un infortunio ai suoi muscoli stanchi e logori. L’attaccante del Cagliari si infortunò rincorrendo una palla persa e questa sua generosità, la sua voglia di giocare sempre e comunque viene messa bene in risalto da Davide Piras nei ventisette anni presi in esame da questa biografia che illustrando un campione racconta anche una fetta della vita italiana del dopoguerra.

“Gigi Riva, Rombo di Tuono” fa conoscere in profondità un campione ma soprattutto un uomo straordinario che partito dal nulla è riuscito a farsi conoscere in tutto il mondo legando indissolubilmente il suo nome ad una regione ed una città che dapprima rifiutò ma poi elesse come domicilio per tutta la vita, rifiutando anche offerte miliardarie che arrivano da tutte le grandi squadre ma più che il denaro poté l’amore per una terra e un popolo che sentiva tanto simile a lui.

Tra partite vinte e perse, tantissimi gol di eccezionale bellezza, giornate indimenticabili, maglie azzurre della nazionale, gravi infortuni e successive resurrezioni si snoda la carriera e la vita di un ragazzo che voleva fortissimamente giocare a calcio e cinquant’anni dopo lo storico scudetto del Cagliari la figura di “Giggirriva” affascina ancora per i valori che riflette e che la biografia romanzata di Davide Piras contribuisce a rinverdire inserendo tanti aneddoti e curiosità veramente intriganti.

 

 

Davide Piras


È nato nel 1981 a Oristano. Ha collaborato con L ́Unione Sarda per due anni. Nel 2012 è stato finalista al concorso nazionale CartaBianca con un racconto pubblicato nell’antologia Il clavicembalo ben temperato. Nel 2012 pubblica il romanzo storico Petali di Piombo e nel 2016 il romanzo Terra Bianca, terzo classificato al Premio internazionale di letteratura Città di Como. Negli anni 2017-18 compone degli aforismi per l ́agenda Book Pusher. Nel 2018 contribuisce con dei racconti alla raccolta Storie per un anno in cento parole. Nel 2019 il suo romanzo inedito Gigi Riva, Rombo di Tuono si classifica secondo al Premio letterario Licanìas.

 

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