Annalena




Sinossi. «Lei è stata la dismisura in tutto, ma la vita è anche mancare qualcosa, non riuscire in qualcosa, non colmare la misura fino all’orlo». Annalena Tonelli, capelli al vento, sfreccia in bicicletta all’alba per le strade di Forlí: corre dai bisognosi, dagli ultimi. Lo farà per tutta la vita. Fino a fondare una missione in Africa, a rinunciare a tutto, fino a venire uccisa perché donna, bianca, senza un uomo a fianco, e senza paura. Annalena Benini la conosce da sempre questa storia, fa parte della sua famiglia. Ma adesso qualcosa è successo e quel nome identico al suo la insegue come una domanda, come un pungolo: può arrivare a capire tutto di quella donna così estrema, libera, coraggiosa? C’è un mistero che resta. Un viaggio personalissimo e profondo dentro il cuore della forza femminile, tra dedizione e potere, grandezza e senso del limite, talento e vocazione. Due donne con lo stesso nome, due vite lontanissime. Annalena Tonelli aspira all’assoluto, Annalena Benini davanti all’assoluto vacilla. Come tutti noi. Ma con sguardo disincantato, estremamente contemporaneo, si confronta con quella figura magnetica e schiva che incarna la fragilità e la potenza di tutte le donne, e che di continuo le dice: e tu? Da una polmonite anche un po’ comica fino alla scelta più estrema: in entrambi i casi si tratta di scosse. Annalena Tonelli è una ragazza degli anni Sessanta col futuro in mano: bella, il pensiero affilato e veloce, la prima fra gli amici a ballare il twist, borse di studio a Boston e New York, poi la laurea in Giurisprudenza. Ma a diciannove anni ha già incontrato la sua vocazione, «perché non è possibile amare i poveri, senza desiderare di essere come loro». Così allena il suo corpo a dormire quattro ore per notte, a vivere di pochissimo, elimina per sempre la vanità dalla sua vita. Non vuole che nessuno si innamori di lei, perché lei arde già di amore per gli ultimi della Terra. E questo sentimento bruciante la spinge lontano da Forlí, a coltivare il fiore dell’umanità nei deserti più aridi. Illuminata dall’amore per Dio e dall’umanesimo di Simone Weil, Etty Hillesum, Virginia Woolf: esprime il massimo della libertà nel massimo dell’umiltà. Annalena Tonelli ha esercitato, con la vita e con gli scritti, un pensiero altissimo e dirompente, con il quale Annalena Benini si confronta e si scontra. Questo libro è un viaggio moderno e accidentato, ricco di domande e confessioni, nel tentativo di guardare, dal basso, con piena coscienza dei propri limiti, e non senza autoironia, la scala che sale fino all’assoluto. Arrivando alla scoperta entusiasmante e complessa che il pensiero più libero e coraggioso del Novecento è un pensiero femminile.

 ANNALENA

di Annalena Benini

Einaudi 2023

narrativa, pag.152

 Recensione di Renata Enzo

Prima immagine: la protagonista è a casa, non sta bene. La febbre e la spossatezza la tormentano, ma lei non si preoccupa. Pensa si tratti di una banale influenza e così trascura i segnali d’allarme che il suo corpo le manda. 

“Dopo la notte con la febbre a quarantuno, mi sono convinta di stare meglio. Sudavo molto, era un buon segno. Avevo meno febbre, meno di trentanove, era il quinto giorno di influenza e quindi stavo guarendo. Mi facevano molto male la schiena e il petto, ma l’influenza forte fa venire dolori dappertutto e io ero così stanca: mi serviva quell’influenza per riposarmi, stare a letto, dormire, non allattare mio figlio, non fare niente”.

Ad un certo punto la strana visione delle sue nonne che la scrutano con aria di rimprovero le fa comprendere che non c’è più tempo da perdere. Così chiama suo marito e chiede aiuto.

Da lì, il trasporto al pronto soccorso e il ricovero per una grave polmonite, resa seria per la sua “incuria”. Una malattia che durerà un mese e che la costringerà a ripensare alla sua vita. È quello che lei definisce la “scossa”: quando ti fermi e cominci a fare un bilancio della tua esistenza e ti chiedi “E se morissi ora, che ho fatto così poco?”.

Quei ventinove giorni di ospedale di Annalena sono una scossa che apre una fessura nella sua esistenza, attraverso la quale entrano la vita e i pensieri di un’altra donna di cui condivide il nome ed una lontana parentela: Annalena Tonelli. Annalena Tonelli partì a ventotto anni come “missionaria laica” per l’Africa, prodigandosi per più di trent’anni per i malati e i poveri in Kenya e in Somalia. Basta il riferimento al suo nome da parte di un’infermiera e Annalena viene presa dall’impulso forte e irrefrenabile di prendere in mano le lettere di Annalena Tonelli, e di conoscere tutto di quella lontana parente che non aveva mai conosciuto: 

“… avevo Annalena che mi si arrampicava nel cervello la notte (ancora non riuscivo a sdraiarmi, la notte stavo seduta a leggere): Annalena ha scritto molte lettere alla sua famiglia, lettere lunghissime, accurate, serie, misteriose, piene di vita ma anche di morti, lettere dal Kenya, dalla Somalia, dall’America, lettere che nelle mie mani adesso diventavano nuove, e scritte per me”.

La parte centrale del romanzo è la ricostruzione della vita di Annalena Tonelli, scritta con sincera ammirazione, contravvenendo al desiderio di Annalena stessa, che non voleva si parlasse di lei. Sono pagine in cui l’autrice ci rivela la grandezza di una donna pronta a lasciare tutto per vivere la libertà “di essere per gli altri”. Veniamo a conoscere il temperamento di Annalena, il suo impegno e il suo coraggio: pronta a tutto per raggiungere quell’ideale di bene assoluto che solo i Grandi possono. 

Un tratto certamente affascinante del libro è la ricchezza di citazioni e riferimenti attraverso cui l’autrice descrive la personalità di Annalena Tonelli. È come se per raccontare una grande donna – “donna quasi mistica”, citando Virginia Woolf – Benini non possa sottrarsi al confronto con adeguati modelli di grandezza: dapprima Virginia Woolf ed Emily Dickinson per poi addentrarsi nel giardino della filosofia, con Simone Weil, Hannah Arendt ed Etty Hillesum. 

Donne di cui l’autrice coglie le coincidenze con la storia di Annalena Tonelli: a ventotto anni Annalena partiva per il Kenya ed era pienamente libera, “pienamente dentro il suo fuoco di donna”. A ventotto anni Etty Hillesum riempiva il suo zaino per andare a Westerbork, l’ultimo campo di transito dove venivano raggruppati ebrei e zingari olandesi prima della deportazione ad Auschwitz; aveva la possibilità di salvarsi, ma sceglieva di unirsi agli ultimi per aiutarli, tracciando così il proprio destino di morte. A ventotto anni, Simone Weil sentiva per la prima volta il bisogno di pregare, dando una svolta alla sua esistenza. Tre donne unite dalla stessa aspirazione al coraggio e alla libertà, dalla volontà di realizzare il bene radicale, donandosi completamente agli altri;  tre donne simili “per la capacità della comprensione dell’umano dentro il senso della storia”. 

Questa è la parte più affascinante del libro, che da romanzo si trasforma in percorso sul pensiero femminile del ‘900. Le donne che ne sono protagoniste hanno saputo vivere l’equilibrio tra la tensione all’assoluto e la comprensione dell’umanità. 

Il pensiero di Annalena Tonelli, così come mi è stato restituito dalle lettere, dai diari e dalle testimonianze, si trova dentro (quella stessa) altissima tensione, quell’enorme sbilanciamento verso il basso e verso l’altro, e mostra con chiarezza che il pensiero radicale del Novecento è un pensiero femminile”.

Si prova una leggera vertigine leggendo Annalena, incerti sulla via da percorrere; non è facile, infatti,  per il lettore districarsi in una trama che parte dall’autofiction (la malattia della protagonista, i frequenti riferimenti alla sua famiglia, la ricerca su Annalena Tonelli e la necessità di scrivere di lei), per poi proseguire nella biografia e toccare, infine, il terreno della speculazione, per poi concludere con la riflessione – altissima – sull’aspirazione all’assoluto cui tendono la poesia e il pensiero femminile del ‘900.  

In realtà, è il confronto a rendere possibile la costruzione del personaggio di Annalena Tonelli. Dal confronto con l’altra e la prima Annalena, la protagonista/scrittrice, e con le poetesse-filosofe da lei lette e studiate, emerge la complessa personalità di una donna unica per il suo e per il nostro tempo. 

Da leggere, con particolare attenzione ai riferimenti e alla bibliografia consigliata.

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Annalena Benini


Annalena Benini è giornalista e scrittrice, laureata in legge, dal 2001 al Foglio, dove scrive di cultura, persone, storie e per il quale dirige la rivista culturale Review, cura la rubrica di libri Lettere rubate e l’inserto Il Figlio. Ha pubblicato La scrittura o la vita. Dieci incontri dentro la letteratura (Rizzoli, 2018). Per la Rai ha scritto e condotto i programmi televisivi Romanzo italiano e Pietre d’inciampo. Per Einaudi ha curato l’antologia I racconti delle donne (2019) e pubblicato Annalena (2023). Nel 2023 è stata nominata direttrice del Salone Internazionale del Libro di Torino per il triennio 2024-2026 succedendo a Nicola Lagioia.