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Recensione di Loredana Gasparri


Autore: Maria Adolfsson

Editore: Società Editrice Milanese

Traduzione: Stefania Forlani

Genere: Thriller e suspence

Pagine: 412

Anno di pubblicazione: 7 novembre 2019

Sinossi. Doggerland, arcipelago immaginario nel Mare del Nord. Gertrud Stuub, un’anziana donna, cammina a passo svelto attraverso i boschi. È inquieta, alla messa natalizia non ha incontrato il fratello Fredrik, nonostante avessero appuntamento lì. Quando vede il cane di suo fratello che abbaia, muovendosi lungo il bordo di un dirupo, capisce che è successo qualcosa di grave. Quella stessa sera l’ispettrice Karen Eiken Hornby invita a cena gli amici e la madre con il suo fidanzato per festeggiare il Natale. Mangiano, bevono e cantano canzoni tradizionali. Karen, ancora in congedo per le ferite riportate durante la sua ultima indagine, è in preda a sentimenti contrastanti. È felice della compagnia, ma allo stesso tempo desidera un po’ di pace e solitudine. All’improvviso le squilla il telefono, è il capo del dipartimento investigativo criminale, Jounas Smeed. Un vecchio professore è stato trovato morto dalla sorella in una cava abbandonata. La polizia locale sospetta si tratti di un assassinio ed è corto di personale. Jounas chiede a Karen di occuparsi del caso nonostante il congedo. Lei accetta, felice di sfuggire a ulteriori festeggiamenti. Il mattino successivo, insieme al coroner Kneought Brodal, arriva alla stazione di polizia dell’isola di Noorti. Karen scoprirà degli oscuri intrecci che legano gli OP, una banda di motociclisti, ad alcuni suoi parenti stretti che vivono lì, apparentemente insospettabili e onesti cittadini che sembrano però sapere qualcosa sull’omicidio. Costretta a destreggiarsi in una delicatissima situazione che mina l’equilibrio tra il suo lavoro e la sua vita privata, Karen è chiamata a risolvere in fretta il mistero.

Recensione


Quando ho “scoperto”, per dire così, i thriller e i gialli scandinavi, con Uomini che odiano le donnedi Larsson, sono rimasta piacevolmente colpita dall’oggettività quasi scientifica con cui l’autore affrontava il suo tema portante e dalla complessità della trama creata.

Credevo che fosse una caratteristica solo sua, derivata dalla sua occupazione principale di giornalista. Con Maria Adolfsson e il suo ultimo libro, rinnovo il piacere di leggere una storia molto articolata, raccontata con scorrevolezza, una bella dose di suspense e una tinta di quella stessa obiettività. L’uso del presente nella narrazione, soprattutto nelle descrizioni dell’azione, ha per me l’effetto di essere trasportata di peso nella scena insieme al personaggio, molto di più rispetto al tempo passato.

Quando l’ispettrice Karen Eiken Hornby entra in casa di un sospettato, anche solo per un semplice colloquio conoscitivo, e ad una prima occhiata coglie qualcosa di importante, si irrigidisce leggermente, magari lancia un’imprecazione, anche solo mentale… ma io che sono lì con lei, e non ho il suo acume, mi guardo attorno e cerco di capire per restare al passo con lei. E non vedo, rimango qualche secondo ad arrovellarmi, ma lei è già andata oltre, sta seguendo la pista e l’autrice, naturalmente, le spiana la strada e continua a raccontare. Perciò, io accelero per seguirle, adesso sono curiosa, voglio sapere anch’io! Questa capacità di generare curiosità in chi legge, con molta semplicità e disinvoltura, senza ricorrere a colpi di scena o parole ad effetto, è quello che mi ha tenuto legata alle pagine fino alla fine, con pochissime pause. Oltre alla trama di per sé, naturalmente, che inizia con un omicidio malamente camuffato da disgrazia. Tuttavia, il coroner Kneought Brodal, simpatico e accogliente quanto un rottweiler tenuto a digiuno, scopre i segni rivelatori al primissimo sguardo, e questa è la scintilla che conduce Karensulle tracce dell’assassino, addentrandosi in un’indagine lunga, meticolosa e dai risvolti sorprendenti.

E che man mano si allarga, coinvolgendo persone e ambiti che sembrano non aver nessun legame tra di loro. Alcuni personaggi appartengono ad altri mondi, che normalmente non si incontrerebbero, nemmeno per un caffè. O una birra, per restare coerenti con l’ambientazione, l’immaginario arcipelago scandinavo di Doggerland. I luoghi sono di fantasia e verosimili, ma lo spirito, le abitudini, gli atteggiamenti e la cultura sono ben reali e radicati nel mondo del Nord Europa.

La vittima, Fredrik Stuub, era un professore universitario emerito, in pensione, che aveva mantenuto intatti la sua curiosità, le sue capacità di ricerca e il suo attaccamento alle tradizioni culturali del passato. Forse un po’ troppo. In che rapporti era con il nipote, Gabriel Stuub, elusivo e inconcludente, sempre alla ricerca di un riscatto personale, soldi e potere? Ah, ecco una pista. Sembra probabile che…

Karen ci guarda un momento con quei suoi occhi bellissimi che sanno diventare feroci in pochissimi secondi. Non è convinta. E si volta verso la famosa distilleria Groths, la principale fonte di guadagno e di orgoglio del territorio. E anche di ombre e segreti. Karen ne ha colto la sfumatura scura, vuole seguirla. E quello che trova la lascerà senza fiato. Non solo ai fini dell’indagine. Come una piovra immensa (e un po’ fuori latitudine, forse), uno dei tentacoli della storia andrà a lambire un pezzo della sua storia famigliare. Ed è qualcosa su cui non può chiudere gli occhi, o girare la testa.

E adesso?

Adesso ci fidiamo di lei e della sua forza.

C’è qualcuno che può davvero sconfiggere chi è determinato a resistere, un secondo dopo l’altro, che guarda il proprio inferno interiore con tutto il dolore che prova?

Lo scoprirete leggendo.

A cura di Loredana Gasparri

https://www.delfurorediaverlibri.it

 

Maria Adolfsson


(Stoccolma, 1963) è cresciuta in una piccola isola dell’arcipelago non lontano da Stoccolma, dove ha lavorato per diverso tempo nella comunicazione.

 

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