Capolinea Malaussène




 CAPOLINEA MALAUSSÈNE

di Daniel Pennac

Feltrinelli 2023

Yasmina Mélaouah (Traduttore)

Thriller, Noir, Poliziesco, pag.400

Sinossi. “Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c’era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l’essere umano.” (Benjamin Malaussène). La tribù Malaussène è tornata.

Trama

I Malaussène rapiscono Georges e Iuc Lapietà, in realtà non è un vero rapimento, è solo un’idea di Mara per un’”installazione” di successo ma che sia solo una messa in scena non lo sa nessuno, neppure la banda di veri gangster guidata da “Nonnino” e formata per lo più da giovani “promettenti” che Nonnino ha preso dalla strada e li ha educati a 360 gradi formando un vero e proprio esercito di uomini (e donne) fidati. Loro sì che hanno mire più concrete, Georges Lapietà è il depositario di innumerevoli segreti la cui conoscenza permetterebbe di ricattare il novanta per cento della Francia che conta: politici, uomini d’affari e altri personaggi influenti. In questo contesto si susseguiranno scontri armati tra la banda Malaussene e il clan del “nonnino”, tra finti poliziotti e veri rapitori, in pratica un tutti contro tutti fino al “capolinea” della storia dove tanti segreti saranno svelati (ma non tutti). 

 Recensione di Bruno Balloni

Difficile recensire Pennac e i suoi Malaussène, perché, giusto per utilizzare una formula abusata “o lo si ama o lo si odia”, purtroppo è così, non ci sono mezze misure.

I suoi personaggi dai nomi esotici e a volte “iconici” sono il concentrato delle virtù e delle miserie dell’uomo, ciascuno ne rappresenta alcune e il risultato è un “melting pot” di sfaccettature caratteriali rappresentanti il genere umano.

La storia raccontata è complessa perché tanti sono i personaggi che intervengono e altrettanti sono quelli richiamati, Pennac stesso se ne rende conto, tant’è che, in taluni casi, si rivolge direttamente al lettore per indirizzargli la memoria nella giusta direzione facendo richiami a vicende pregresse.

Dicevo, storia complessa ma al tempo stesso lineare perché Pennac è un maestro nella narrazione e nel saper centellinare i colpi di scena inserendoli nei momenti giusti, quelli nei quali il lettore potrebbe dire “va beh, continuo domani” invece no, perché proprio in quel punto Pennac ravviva l’attenzione con sapiente maestria e allora si va avanti e alla fine ci si trova all’ultima pagina senza rendersene conto e col timore che si tratti dell’ultimo capitolo di una saga che accompagna il lettore nel cuore più nero e autentico di Parigi. 

Quindi, forse si sarà capito, io appartengo alla categoria che ama Pennac e la sua trubù e mi dispiace tanto per gli altri perché non sanno che cosa si perdono.

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Daniel Pennac


pseudonimo di Daniel Pennacchioni è nato a Casablanca (Marocco)  il 1 dicembre 944 da una famiglia di militari di origini corse provenzali.

Trascorre la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. Pessimo allievo, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante, nonostante la sua dislessia, comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale.
Ottiene la laurea in lettere all’Università di Nizza nel 1968,

diventando contemporaneamente insegnante e scrittore. La scelta di insegnare, professione svolta per ventotto anni, a partire dal 1970, gli serviva inizialmente per avere più tempo per scrivere, durante le lunghe vacanze estive. Pennac, però, si appassiona subito a questo suo ruolo e nel 1992 pubblica il suo saggio “Comme un roman” un vero e proprio manifesto a favore della lettura. Ottiene la notorietà nel mondo grazie ai romanzi del “Ciclo Malaussène” una serie di nove opere delle quali “Capolinea Malaussène” è l’ultima in ordine di pubblicazione.