Come in cielo




Sinossi. A Badìa, ai piedi dell’Etna, tutti conoscono Zu Pippo Puglisi e la sua grande villa per ricevimenti. L’ha costruita lui, in anni di fatiche, furbizie e compromessi con i piccoli ma osi dei dintorni. Zu Pippo vive lì con tutta la famiglia tra cui Salvatore, il più grande ma anche il più bambino di tutti i nipoti: segue il nonno e sorride, e di sera si nasconde tra le siepi del giardino per ammirare da lontano le feste degli altri. Poi, in occasione di un compleanno, rivede Beverly, l’unica ragazza per cui ha mai provato una forma di amore. Lei lo invita a ballare, ma nella mente di Salvatore quel ballo diventa un sogno da cui è impossibile svegliarsi, e che finisce per avere conseguenze irreparabili. Zu Pippo scopre cos’è successo e cerca di nasconderlo, ma la notizia si propaga come un incendio, e Tano, l’ex ragazzo di Beverly, inizia un assedio ingegnoso e violento per braccare Salvatore, il mostro, il colpevole. Come in cielo parla di caso e destino, di famiglia e di sacro, di innocenza contro violenza. Con una prosa ora onirica ora nitida come una sceneggiatura, Damiano Scaramella racconta di un piccolo regno arido e disincantato dove la lotta per la sopravvivenza passa attraverso il sacrificio, specchio umano dell’implacabile legge divina. Questo libro è per chi ricorda le notti passate stesi sul prato a guardare le stelle con i nonni, per chi ha nutrito gli occhi dell’immaginario onirico di Fellini, per chi attribuisce a ogni voce un diverso colore, e per chi vorrebbe avere il potere di modificare il passato, di cambiare il corso degli eventi per regalarsi un futuro diverso, sconosciuto.

 Come in cielo

di Damiano Scaramella

NNEditore 2023

Narrativa, pag.272

 Recensione Laura Bambini

Dentro la stanza con le finestre sigillate, al secondo piano, nell’appartamento di Zu Pippo, sdraiato a terra, c’è il cadavere di una ragazza.”

Scaramella mette in scena una famiglia della provincia catanese, a Badìa, proprietaria di una villa per ricevimenti. Protagonisti del romanzo, e della famiglia, sono Zu Pippo, il capostipite che si è fatto da solo e che si è reinventato varie volte fino ad aprire il ristorante, e Salvatore, il nipote più grande con il cervello di un bambino.

I due sono la nemesi dell’altro: Zu Pippo tiene le redini della famiglia e sperava di cederle a Salvatore, questo è semplicemente nato con un problema mentale.

Intorno a loro, si muovono un coacervo di personaggi, parenti, clienti e cittadini di Badìa.

Durante il diciottesimo di un ragazzo, Salvatore rivede Beverly, la ragazza di cui è sempre stato innamorato, ma quello che è nato come un incontro casuale finisce in tragedia.

A quel punto il romanzo inizia un rimpiattino tra i vari satelliti che ruotano intorno a Zu Pippo e Salvatore: il nonno cerca di coprire il nipote, ma il paese è piccolo, la gente mormora, e tuttavia proprio la madre di Salvatore rivela cosa è successo alla zia dell’ex fidanzato di Beverly, noto per non essere uno stinco di santo.

Da qui si innescano una serie di eventi e domande:

chi è il mostro, chi decide che lo sia davvero, a volte è necessaria un’altra tragedia per ristabilire l’equilibrio?

Lo stile è fluido e preciso, come quello di un poeta è sempre e qui si sente con molto piacere. I personaggi, anche grazie ai flashback, sono ben caratterizzati. In alcuni punti, tuttavia, ho avvertito delle forzature: Sara, la madre di Salvatore, rileva l’accaduto a una persona che non vede da anni, come viene ribadito spesso, in una banale conversazione durante un caffè.

Non stento a credere che Melina insista andando addirittura di persona a ringraziare il ristorante, la Sicilia di Scaramella è reale e viva, però in una famiglia di persone così riservate al limite dell’ottusità trovo davvero strano che Sara, rimasta vigile e sulle sue durante tutta la conversazione, riveli in questo modo la verità.

Ecco, se si fosse trovato un altro escamotage narrativo per mettere in azione tutta la catena di chiacchiere, ingigantite come sempre fino a implodere, l’avrei trovato meno forzato e più credibile, ma rimane comunque un ottimo testo per porsi delle riflessioni.

Ho apprezzato molto la scelta di tenere il dialetto senza scadere in facili deformazioni, che avrebbero snaturato sia i personaggi sia la realtà.

D’impatto e piacevolissima è stata la fine, soprattutto lo spacchettamento in capitoli (non spoilero di più).

Interessante, poi, il fatto che un testo con tutti gli elementi del giallo/noir/thriller sconfini nella narrativa bianca, il che lo rende fruibile ai lettori più ecclettici e schizzinosi come la sottoscritta.

(Leggo tutto, ma ho delle preferenze, come ogni lettore, e gli ibridi sono una di quelle.)

Nota di merito al manufatto libro, con le immagini di una città illuminati dai fuochi d’artificio nel sottocoperta. Una piccola chicca inaspettata.

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Damiano Scaramella


Damiano Scaramella (1990) è nato a Palestrina e vive a Milano. È stato editor della saggistica italiana del Saggiatore, incarico che poi ha lasciato per dirigere un nuovo marchio. Nel 2013 ha vinto il Premio U29 del PoesiaFestival di Modena e nel 2016 il Premio internazionale Città di Como. Come in cielo è il suo primo romanzo.

A cura di Laura Bambini

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