Intervista a Giorgio Lupo




A tu per tu con l’autore


Ciao Giorgio ti ringrazio, anche a nome di ThrillerNord per aver dedicato qualche minuto a questa intervista.


“La danza delle anime” è il tuo secondo romanzo giallo ma come nasce il giallista Giorgio Lupo?

Nasce da una sfida lanciata qualche anno fa da Vincenzo Vizzini, che invitò me e altri partecipanti a un suo corso di scrittura a provare a partecipare a un contest Mondadori. Mandai il racconto a Giallo Piccante e, con mio stupore, arrivai in finale e mi piazzai terzo.


E come nasce il vicequestore Placido Tellurico?

Placido Tellurico nasce proprio col racconto “I buon vicini”, terzo a Giallo Piccante. Allora si chiamava Michele Tellurico ma era già lui.


C’è qualcosa di te nel personaggio principale dei tuoi gialli?

Sicuramente i valori fondanti con cui guarda la vita. E sicuramente ha tante cose che io vorrei e viceversa io ho cose che farebbero comodo anche a lui. Insomma, ci somigliamo ma come due parenti stretti, ognuno ha la propria individualità.


Hai scelto il suo nome a caso oppure per le suggestioni che evoca?

Il nome è stata una fortunata casualità. Dovevo cercare un personaggio siciliano da mettere in una battuta, mi venne Placido Rizzotto. E da lì partì il colpo di fulmine sull’accostamento dei due nomi, un ossimoro perfetto. Contraddittorio come lo è Placido.


“La danza delle anime” si muove su due sottotrame distinte che tendono a trovare un punto d’incontro. E’ stato difficile per te immaginare due storie tanto diverse?

Sì, molto. Ho lavorato veramente tanto per creare l’armonia tra le due storie. Col senno di poi avrei potuto scrivere due romanzi ma è andata così. E a giudicare dai commenti entusiastici che sto ricevendo credo sia andata bene.


“La danza delle anime” è una canzone che dà il titolo al romanzo e funge da struttura portante. L’hai scritta tu?

Sì. in verità è composta da frammenti di poesie scritte da me. Poesie che mai verranno alla luce ma che hanno avuto grazie a Placido il loro momento di gloria.


Placido Tellurico ha una capacità semiologica per capire gesti, moventi e sfumature ambientali di Termini Imerese. Hai intenzione di spostarlo in qualche altra città per metterlo in difficoltà?

L’ho già fatto. A luglio uscirà un racconto all’interno dell’antologia Accura, edita da Mursia, nella collana Giungla Gialla. Il racconto è interamente ambientato nell’isola di Vulcano, altra ambientazione a me cara che è entrata anche ne “La danza delle anime”.


Il vicequestore è macerato dalla colpa per un errore di valutazione fatto in passato ma malgrado ciò non si ripiega in se stesso e si gode la vita. Hai voluto così ribaltare i cliché che vogliono i poliziotti depressi e dediti solo al lavoro e alla carriera?

Non ho ragionato in questi termini. Placido come tutti, ha dovuto affrontare delle sfide molto difficili, è caduto alcune volte in modo rovinoso ma, come tutti, affronta la vita che va avanti e non potrebbe essere altrimenti. Placido è un personaggio molto umano e questa esperienza di dolore e gioia, cadute da cui ci si rialza, credo sia molto comune. Con Placido la rendo evidente, lui non si nasconde mai. E’ uno dei suoi pregi.


Qual è la formula magica che consente ai giallisti siciliani di avere una marcia in più? Quali sono i tuoi preferiti?

La Sicilia è esotica, magnifica e contraddittoria quanto basta per rendere le storie interessanti. Il siciliano di norma si nutre della Sicilia e le storie che racconta non possono che risentirne. Senza cliché ma anche senza vergognarsi della propria identità. C’è un modo autentico di narrare la Sicilia, basta amarla. Nell’amore si narra ciò che va e ciò che non va. Anche la Sicilia a suo modo è una contraddizione vivente, come lo è il mio Placido Tellurico.


Quali sono i tuoi programmi per il futuro? Ci sarà un nuovo giallo di Placido Tellurico?

Come detto a luglio uscirà il racconto,. Adesso sto ragionando se scrivere il nuovo romanzo con Placido o metterlo un po’ da parte e scrivere di un nuovo personaggio che è venuto a bussare a casa mia e pretende di essere ascoltato.


Di recente c’è stato un dibattito sulla funzione del noir italiano. Qual è la tua opinione in merito?

Nessuna. Non riesco a dirti quale funzione il noir abbia o dovrebbe avere. Potrei dirti quale funzione ha il mio modo di narrare: scrivere per me è prima di tutto racconto, narrazione, affabulazione, come si faceva un tempo, quando i cacciatori tornavano dalla caccia e seduti attorno a un fuoco ascoltavano una buona storia raccontata da chi tra loro aveva voglia e capacità di farlo.

Ti ringrazio per la tua disponibilità, facendoti i complimenti per il giallo molto interessante e ben congegnato.

A cura di Salvatore Argiolas

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