A tu per tu con il traduttore
Nata a Varese il 21 aprile 1954, Carmen Giorgetti Cima si diploma di maturità nel 1973 presso il Liceo Scientifico G. Ferraris di Varese. Si laurea a pieni voti in Lingue e Letterature Scandinave nel 1977 presso l’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere Moderne, con una tesi sull’opera poetica di Olof Lagercrantz. Nel 1974 frequenta un corso estivo di lingua svedese per studenti universitari presso Göteborgs och Bohusläns Folkhögskola di Grebbestad.
Dopo il conseguimento della laurea, inizia l’attività di traduttrice letteraria (CGC – Traduzioni), e collaborazioni con riviste del settore (Alfabeta, Linea d’Ombra, Swedish Books Review), con articoli sulle letterature scandinave e recensioni. Collabora alla pubblicazione di diverse enciclopedie (Rizzoli-Larousse, Dizionario Bompiani, Nuova Enciclopedia Ragazzi Mondadori, Teatro Contemporaneo Lucarini) con articoli sulle letterature scandinave.
Nel 1981 è ricercatore ospite presso il dipartimento di lingue romanze dell’Università di Stoccolma e collabora alla preparazione di un dizionario svedese-italiano.
Tra gli altri autori che ha tradotto: Ingmar Bergman, Kerstin Ekman, PO Enquist, Lars Gustafsson, Pär Lagerkvist, Håkan Nesser, Henning Mankell, Agneta Pleijel, Arne Dahl, Karin Alvtegen, Lars Kepler, Sven Lindqvist. Ha, inoltre, tradotto (o, possiamo dire, scoperto per l’Italia) la trilogia Millennium di Stieg Larsson, per l’editore Marsilio.
Per noi di thrillernord è davvero un grande, grandissimo piacere intervistarla! Lei ha tradotto una buonissima parte di quelli che sono i nostri thriller del cuore!
1) Una prima cosa che mi ha colpito. Cercando informazioni su di lei su Wikipedia, ecco… le ho trovate solamente nella versione svedese… questo mi porta a chiederle: secondo lei, c’è una concezione diversa del lavoro del traduttore in Svezia o in altri paesi, rispetto all’Italia?
Certamente in Svezia – come del resto in molti altri paesi europei e non solo, la figura del traduttore gode di una considerazione ben maggiore che in Italia. C’è più rispetto, in tutti i sensi, per il nostro lavoro, un rispetto che nasce dalla consapevolezza di che cosa significhi in termini di impegno, dedizione, studio e competenza – in termini di professionalità, insomma – trasporre un testo da una lingua a un’altra, operazione per cui avere a disposizione un buon dizionario è praticamente l’ultimo dei problemi! Nei confronti dei miei colleghi stranieri da questo punto di vista mi sono sempre sentita come una Cenerentola, anche sotto l’aspetto retributivo… Il fatto di avere una voce che parla di me su Wikipedia svedese ha una spiegazione molto semplice. Nel 2011 ho ricevuto quello che è il massimo riconoscimento che un traduttore straniero possa ricevere dalla Svezia – il Tolkningspris dell’Accademia di Svezia, che viene assegnato, cito, a chi abbia dato una “preziosa interpretazione della produzione letteraria svedese in lingua straniera”. Molti di coloro che l’hanno ricevuto compaiono su Wikipedia svedese.
2) Lei fa la traduttrice a tempo pieno? In quali rapporti è con gli altri traduttori? Quello della traduzione in Italia non sembra un mondo… facile!
Faccio la traduttrice a tempo pienissimo, sia perché ho sempre tanto lavoro sia perché per me tradurre è un’attività molto coinvolgente. Ogni volta divento come un attore che si cala in un ruolo sempre diverso, per “interpretare” il libro di cui devo occuparmi. Ho parlato di “ruolo” ma dovrei dire “ruoli”: divento ogni singolo personaggio, divento chi ha scritto di loro, divento alla fine anche un po’ il regista. Cerco di entrare nel libro da tutte le porte, anche quelle segrete! Ecco perché adoro conoscere di persona i miei autori, mi aiuta moltissimo in questa operazione molto sfaccettata e delicata. Come si può capire, ho una concezione piuttosto individuale del mio lavoro, che mi sono costruita in più di quarant’anni di pura passione. Per lavorare ho bisogno del mio microcosmo che è grande come il mondo, affollato com’è di paesaggi esteriori e interiori sempre diversi! Con i colleghi stranieri ho solidi e proficui rapporti di lunga data, nati ndurante i numerosi seminari cui ho partecipato negli anni in Svezia e Finlandia, con quelli italiani ho un rapporto di comunanza ideale, ma pochi contatti. Sia per una questione generazionale (sono stata la prima persona a laurearsi in lingue e letterature scandinave a Milano, ho iniziato a tradurre quando ero ancora all’Università e per diversi anni non ci sono stati altri traduttori editoriali dallo svedese, e comunque credo nessuno che lo facesse come unica professione) sia perché abbiamo comunque una formazione per forza di cose diversa. Io appartengo all’era (glaciale) in cui non c’erano né Erasmus né scuole e master in traduzione…
3) Quali aspetti della cultura e del modo di essere ‘nordico’ trova che trasmettano maggiormente gli autori svedesi? C’è qualcuno in particolare che, secondo lei, incarna ‘lo svedese perfetto’? E chi, invece, ha un approccio più… originale?
Tutti gli autori svedesi trasmettono inevitabilmente il loro ‘essere nordici’ (nella mentalità democratica, rispettosa dell’altro, amante della semplicità e della natura, per citare solo qualcuna delle caratteristiche più evidenti degli scandinavi), ma certamente alcuni sono ‘più nordici’ di altri. Fra i ‘terribilmente nordici’ metterei Torgny Lindgren, uno dei miei preferiti, non perché sia ‘lo svedese perfetto’ ma perché nei suoi libri esalta – con molta intelligenza e con un’ironia spesso dissacrante – proprio quelle caratteristiche che fanno di uno svedese uno svedese. Insieme, è anche quello che paradossalmente ha l’approccio più originale – leggere per credere!
4) In molti romanzi nordici traspare una differenza piuttosto marcata nella descrizione del rapporto tra genitori e figli, rispetto all’Italia; come se ci fosse più freddezza, distacco… È d’accordo con me?
Certamente il rapporto fra genitori e figli in Svezia è piuttosto diverso dal nostro; però non ci vedo più freddezza e distacco, anzi ricordo che la prima impressione che ebbi dei bambini svedesi era che fossero quasi dei piccoli tiranni cui tutto era concesso, e che godevano di una sorta di sacra immunità – in compenso poi arrivati alla maggiore età avevano (e hanno anche oggi) praticamente il ‘dovere’ di rendersi indipendenti dalla famiglia e di arrangiarsi con le loro forze, e questo a noi italiani può sembrare un atteggiamento ‘freddo’ e difficilmente condivisibile.
5) Uno degli autori svedesi più amati in Italia è Lars Gustafsson, scrittore e poeta, ormai scomparso. Dai suoi romanzi traspare una poetica disincantata, forse, ma che apre sempre, in qualche modo, alla speranza. Lei lo conosce molto bene. Vuole raccontarci il suo rapporto con lui e con i suoi libri?
Di Lars Gustafsson sento già la mancanza – era un autore molto prolifico e a cadenze più o meno regolari arrivava da tradurre qualche suo nuovo libro; era sempre una sfida e una gioia. Una sfida perché nei suoi testi c’erano un’erudizione e una curiosità infinite, per cui tradurlo rendendogli giustizia non era affatto facile; ma era sempre una gioia perché aveva il dono raro di comunicare anche le riflessioni più alte con la semplicità che solo le menti veramente grandi possiedono. Era una persona deliziosa, che con l’età era stato capace di smussare gli spigoli di un carattere notoriamente polemico, e di farsi amare anche da chi, in patria, l’aveva sempre osteggiato per le sue idee controcorrente. Non mi sembra poco. Il suo ultimo libro è un inno alla vitalità, e anche questo è un bel traguardo, e un bellissimo addio.
6) Antonio Tabucchi ha detto: “La traduzione non è l’opera, è un viaggio verso l’opera”. È d’accordo con questa affermazione?
Sulla traduzione sono state dette e si dicono tante belle frasi, che possono contenere tutte delle loro verità. Provare (a tradurre) per credere!
7) Vuole raccontarci come è arrivata a tradurre ‘il caso editoriale del secolo’? Mi riferisco, ovviamente, alla trilogia Millennium…
(Non so che cosa ne penserebbe Freud, ma avevo saltato questa domanda passando subito alla 8… forse perché del caso Larsson ho parlato fino alla nausea!) Brevemente: nel febbraio del 2005 mi trovavo a Stoccolma per il mio consueto giro degli editori per informarmi sulle novità (nel mondo ‘prima di Larsson’ le agenzie letterarie non erano ancora nate come funghi a seguito dell’interesse quasi isterico per la letteratura svedese conseguente all’immenso successo della Trilogia, e noi traduttori stranieri facevamo un po’ da scout dato che pochi editori erano in grado di leggere in lingua). I miei contatti a Norstedts mi parlarono della Trilogia e del triste destino dell’autore (che era morto nel novembre 2004); credevano molto nella Trilogia e avevano bisogno di aiuto per convincere gli editori stranieri ad acquistare i diritti di un’opera a) voluminosa, b) di un esordiente, c) di un esordiente defunto, quindi non in grado di contribuire al lancio. Mica facile. Mi passarono l’intera trilogia da leggere. La divorai. Come tutti quelli che l’avevano avuta per le mani, ne ero entusiasta e ne intuivo il potenziale. Ne parlai con alcuni editori con cui collaboravo. In particolare con Marsilio che già s’interessava di gialli nordici. Nell’agosto del 2005 uscì in Svezia il primo volume. Marsilio acquistò i diritti dell’intera Trilogia prima ancora che il ‘caso Larsson’ esplodesse come fenomeno planetario. Tradussi i tre volumi uno via l’altro, felice di contribuire al successo, ancorché postumo, di un mio coetaneo (Larsson era nato nel 1954, come me, io avevo la fortuna di essere ancora viva, lui era morto a cinquant’anni senza conoscere il successo che meritava.
8) Sono in lavorazione i film tratti dalla trilogia “Intrigo” (tre romanzi non ancora tradotti in Italia). Per quanto molti romanzi di Nesser siano diventati film, il clamore suscitato da “Intrigo” è ben diverso dai precedenti. Lei che lo conosce bene, cosa ne pensa? La mia paura, da amante del Nesser poco … divo… è che i suoi libri vengano (mi passi il termine) snaturati (un po’ come è successo con la trasposizione americana di “Uomini che odiano le donne”)… A proposito… per caso, li sta traducendo?
L’ultima volta che ho incontrato Nesser (che è, per davvero, un amico carissimo) mi diceva che era in corso la trasposizione cinematografica di Kära Agnes, un piccolo gioiello che finora ho invano proposto all’editore italiano (al quale peraltro sono molto grata per avermi consentito di tradurre già quindici libri di Nesser – del sedicesimo mi sto occupando proprio ora). I tre libri che comporranno la ‘trilogia’ sono in realtà tre racconti lunghi (uno è appunto Kära Agnes, del 2002, un altro fa parte della raccolta Barins Triangel del 1996 e il terzo, Ordblomman från Samaria, uscito a puntate per un giornale nel 1997, è poi stato incluso nella raccolta Från Doktors Klimkes Horisont del 2005). Finora i film tratti dai romanzi di Nesser mi sembra ne abbiano conservato bene l’atmosfera e lo spirito, spero che il regista, che è comunque svedese, faccia un buon lavoro anche in questo caso. Soprattutto se c’è la supervisione dell’autore! E naturalmente mi auguro che a questo punto i libri siano tradotti anche in italiano.
9) Quali autori italiani potrebbero secondo lei avere successo in Svezia? Questo mi porta a chiederle: traduce anche dall’italiano allo svedese?
Ovviamente non traduco dall’italiano in svedese perché la regola e la logica vogliono che si traduca solo verso la propria lingua madre, l’unica che fa abbastanza parte di noi per permetterci quella duttilità espressiva indispensabile nel tradurre letteratura. Quanto agli autori italiani li conosco troppo poco per dare un giudizio.
10) C’è qualche autore svedese che non ha tradotto e che avrebbe voluto, invece, tradurre? O che ama particolarmente?
Ci sono tanti autori che amo e che avrei voluto tradurre, o continuare a tradurre. Ma tutto non si può fare… Però sono molto soddisfatta di continuare a tradurre grandi autori anche nuovi, come per esempio Lena Andersson che è di un’intelligenza – graffiante – e di una bravura mostruose: tradurla è una vera sfida, e le sfide mi sono sempre piaciute.
11) Ha mai pensato di diventare scrittrice? E, se lei scrivesse un libro, ne verrebbe fuori qualcosa in stile italiano o nordico?
Ho pensato moltissime volte di scrivere qualcosa di mio – per ora, semplicemente, non ne ho avuto il tempo! E se devo azzardare una previsione, ne verrebbe fuori un libro con due anime, un po’ come mi sento io.
12) Lei vive in Italia, ma ‘vivere’ il paese che traduce è certamente un’esperienza fondamentale per il traduttore. Che rapporto ha con la Svezia?
Mi piace dire che io ‘abito’ in Italia ma ‘vivo’ nei luoghi dei libri che di volta in volta traduco. Con la Svezia ho un rapporto molto intenso, la frequento dai primi anni Settanta e la considero una seconda casa – credo di conoscere Stoccolma meglio di Milano, dove pure ho abitato a lungo. Ho amici carissimi e legami di lunga data in diverse parti del paese, non solo con i ‘miei’ scrittori ma con persone di ogni tipo, e un pezzo del mio cuore è un po’ sempre lì. Però il fatto di non viverci stabilmente mi consente anche di conservare un certo distacco e di poter guardare con occhio obiettivo l’evoluzione di un paese che non è più il modello che era una volta. Comunque amo la Svezia e la Svezia mi ha sempre amato, per cui sono felice di aver dedicato la mia vita a promuoverne la cultura in Italia (in effetti nel 2009 ho anche ricevuto il premio ‘Promotore della Svezia in Italia’ ).
13) Una domanda un po’ fuori tema, più personale… che rapporto ha con gli animali? Trova che il rapporto degli svedesi con gli animali sia diverso da quello degli italiani?
Gli animali? Li adoro! Soprattutto i cani. Ne ho due, che mi fanno compagnia mentre lavoro (come già i loro predecessori). L’ultimo arrivato, un meraviglioso bassotto a pelo lungo che fra poco compirà due anni, è… mezzo svedese (per parte di madre). Il rapporto generale degli svedesi con gli animali è certamente diverso da quello degli italiani per il semplice motivo che in Svezia la natura è ancora dominante in termini di estensione, e quindi in gran parte del paese ci sono molti più animali (parlo di grossi mammiferi, non di insetti!) che persone. Conoscerli è anche un semplice fattore di sopravvivenza!
14) Su cosa sta lavorando adesso?
Come ho già accennato, attualmente sto lavorando alla traduzione dell’ultimo romanzo di Håkan Nesser, uscito in Svezia l’anno scorso: non è un poliziesco in senso stretto (del resto, i libri di Nesser sono sempre molto di più che romanzi ‘di genere’), ma c’è di mezzo una morte misteriosa. L’ultimo libro che ho consegnato invece – due settimane fa – è un avvincente mix di avventura e psicologia ambientato sull’Everest, dove una spedizione partita con molti mezzi e altrettanta arroganza va incontro a un destino tragico. È scritto da David Lagercrantz (l’autore del ‘seguito’ della Trilogia di Larsson per intenderci), un altro dei miei cari legami con la Svezia. Su suo padre avevo scritto la mia tesi di laurea ed ero stata ospite un’estate sull’isola di famiglia nel Golfo di Finlandia per discuterne con lui; David allora aveva 14 anni ed era il ‘piccolo’ di casa… Quarant’anni fa traducevo il suo grande genitore e adesso tocca a lui – un altro cerchio che si chiude.
Carmen Giorgetti Cima
A cura di Maria Sole Bramanti
Tradotti da Carmen Giorgetti Cima, su thrillernord:
Di Håkan Nesser:
Il commissario cade in trappola
Di David Lagercrantz:
La caduta di un uomo
Di Stieg Larsson:
La ragazza che giocava con il fuoco
La regina dei castelli di carta