Java Road




Sinossi. Messico, Cambogia, Marocco, Bangkok: i veri protagonisti di Osborne sono i luoghi dei suoi romanzi. I personaggi sanno sempre dove sono; meno chiaro, ai loro stessi occhi, è chi sono: questa la scintilla che innesca il racconto. Java Road ci porta a Hong Kong, nel torbido clima di una società in crisi, di un regime in bilico: le proteste studentesche infiammano le strade, i ricchi si accingono a riparare all’estero e gli stranieri non sono più visti di buon occhio. Adrian Gyle è un oscuro giornalista inglese di mezza età che vive lì da oltre vent’anni, ma che per la gente del posto continua a essere un gwai lo, un «fantasma bianco». Tra le sue scarse frequentazioni, l’ex compagno di università Jimmy Tang, un cinico miliardario che sguazza nell’alta società di Hong Kong come un pesce nell’acqua e che un giorno gli presenta la sua ultima fiamma, una studentessa di buona famiglia coinvolta nei tumulti. Se ingolosisce i paparazzi, la loro relazione preoccupa il clan Tang, tanto per i suoi risvolti politici quanto per il rischio di scandali: e quando la ragazza scomparirà nel nulla, sarà Adrian a condurre un’indagine in proprio – un’indagine che, forse, non è mossa solo dal desiderio di scoprire la verità. Sebbene le sue storie ci facciano girare il mondo, Osborne finisce per guidarci sempre nel posto che gli è più congeniale: la zona grigia al confine tra realtà e illusione, quella dove «cammini per strada nel sole di mezzogiorno e a un tratto ti accorgi che sul marciapiede la tua ombra non c’è».

JAVA ROAD

di Lawrence Osore

Adelphi 2023

Mariagrazia Gini ( Traduttore )

Narrativa, pag.209

 Recensione di Paola Iannelli

Leggere Osborne è magico, durante il viaggio che accompagna l’avventura del protagonista Adrian Gyle, un affascinante e misterioso giornalista, che sopravvive nella megalopoli asiatica rispondendo all’immagine di un soggetto dai risvolti oscuri, a tratti inquietanti. 

L’atmosfera che si respira a Hong Kong regala al racconto la magia che ingloba le sfumature delle relazioni umane, dove i personaggi si sdoppiano e si uniscono in un gioco che regge le fila del mistero e dell’ignoto. La situazione socio – politica nella città è arsa da un fuoco vivo, dove le lotte degli abitanti conducono il giornalista a chiedersi le ragioni, le conseguenze e le azioni di una massa umana che desidera un cambiamento, e non ammette conciliazioni.

Adrian frequenta un ambiente alto borghese, s’invaghisce di una donna, e la sua scomparsa alimenta l’incontrollato desiderio nello scoprire la verità.

La biografia dell’autore è molto vicina ai suoi personaggi di carta, girovago, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, segretamente innamorato dell’avventura, intesa come risorsa per compiere voli pindarici, fornendo alla sua fantasia un dono speciale, che esula dalle solite trame romanzesche, e accompagna il lettore in universi lontani, eppure così vicini per dinamiche e sentimenti.

La solitudine di Adrian si specchia in ognuno di noi, segue le impronte di un cammino cui siamo destinati, forzati a compiere in nome della vita stessa, volubile dama che con grazia, con violenza, a volte con deludente epilogo, ci mostra la meraviglia che nasce nel compierla.

Adrian è consapevole delle proprie debolezze, ma non vuole arrendersi alle sue fragilità, anzi combatte fino allo stremo, legato con fiera rassegnazione al fallimento.

Quando si ritirerà a Londra, capirà che l’inevitabile risoluzione della scomparsa di quella giovane donna, ha segnato in maniera indelebile la sua essenza, sarà solo allora che individua l’ombra di sestesso, in altre parole l’inconsistente bene di un pensiero immateriale: l’anima.

Lo stile di Osborne non segue regole precise, narra in prima persona lo stato emotivo di Adrian, senza sbavature, seguendo un registro accurato ma semplice, parlando a ognuno di noi, come se stesse bevendo e condividendo il calice della riflessione, nemica delle ore di sosta, gli attimi in cui gli uomini proiettano su di loro i pensieri intimi.

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Lawrence Osore


Nato nel 1958 in inghilterra, vive e lavora a Bangkok. Dopo gli studi a Cambridge e Harvard, ha vissuto per un decennio a Parigi (città alla quale ha dedicato il saggio Paris dreambook). Dal suo esordio nel 1986 con Ania Malina, ha scritto racconti di viaggio, saggi (tra cui uno sulla Sindrome di Asperger, uno sull’ etnologia e uno sul rapporto tra eros e thanatos) e romanzi. Giornalista, scrive per il New York Times, il New Yorker e l’Independent. In Italia le sue opere sono pubblicate da Adelphi. Nel 2021 ha vinto il Premio Targone Dorrick con Nella polvere.

A cura di Paola Iannelli

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