La memoria dei sassi




 LA MEMORIA DEI SASSI

di Annalisa Gimmi

Horti di Giano 2023

Gialli, mystery e noir, pag.188

Sinossi. Anna è una ex professoressa appena andata in pensione. Abita da sola e questo cambiamento lo vive in modo alternato, passando dalla malinconia per il lavoro che ha adorato a momenti di svago, cercando continuamente di tenersi occupata con le attività più disparate. La sua Pavia è una cittadina tranquilla che non offre molte notizie clamorose, eppure un evento inatteso sconvolge la quiete: il marito facoltoso di una sua compagna di corso Unitre viene trovato morto nel suo studio. In Anna cresce pian piano l’impulso dell’avventura e del mistero, e per soddisfare un sogno di gioventù, inizia a indagare a modo suo sul caso, accompagnata sempre da Alan, il suo immancabile setter, contravvenendo ai freni che le impone il vicino di casa, il vicequestore Giacomo Baldi. L’intuito e la curiosità la spingono spesso oltre il limite, rischiando e comportandosi in modo avventato, ma le sensazioni che prova la fanno agire d’istinto e questo, in un modo o nell’altro, riesce a guidarla. Partendo dalle antiche vicende medievali pavesi attorno alla Santa Inquisizione, che narrano storie di streghe condannate ingiustamente, Annalisa Gimmi ci fa percorrere un viaggio nel tempo, attraverso lettere e ricordi: sensazioni ovattate custodite nella “memoria dei sassi”.

 Recensione di Loredana Gasparri

Questo è uno di quei libri che non si può descrivere velocemente. O archiviare con l’etichetta: “Bello”, “Mi è piaciuto”, oppure il contrario. È uno di quei tessuti in cui l’autrice riesce a inserire matasse di origine diversa, e ne fa un bell’arazzo completo.

Conosciamo Anna, una professoressa fresca fresca di pensione, il mondo dell’Unitre e della danza che frequenta perché avrà pur smesso di lavorare, ma il suo spirito di donna indipendente e curiosa vuole conoscere e fare milioni di altre cose. Nel suo sfondo personale, due gatti e un cane dotati di personalità ben precise, che sanno interagire con lei, oltre a supportarla emotivamente.

Nella sua ambientazione allargata, troviamo Pavia, tranquilla e operosa città del Nord Italia, e spesso e volentieri ammantata di nebbie. Per queste sue caratteristiche è facile giudicarla grigia, piatta, un po’ noiosa. Il contrario di New York, insomma.

Con queste premesse, come potrebbe evolversi una storia pavese? Con altre sfumature di grigio, ma non quelle di Mr. Grey?

No, con un bel giallo. Uno cupo, con venature di rosso.

Un professionista noto e ricco di Pavia, Gianfranco Soleri, viene trovato morto nel suo studio, ed è subito chiaro che non è infarto. La vedova disperata, Agnese, è una delle compagne di corso di Anna (eccola) all’Unitre, e il responsabile delle indagini è Giacomo Baldi, vicequestore nonché vicino di casa della suddetta Anna (ed eccola di nuovo). Chi poteva voler morto uno dei personaggi più in vista della città, proprietario di una magnifica casa storica e un patrimonio prezioso e parecchio sostanzioso? Se diamo retta a Pietro, l’arrabbiatissimo fratello dell’ucciso, c’è sicuramente lo zampino di Agnese, quell’approfittatrice gattamorta… ! Sicuramente interessata solo ai soldi e alla bella vita che faceva grazie al povero Gianfranco!

Sì, potrebbe essere una spiegazione valida. Se ci accontentiamo delle apparenze.

Anna, per esempio, non lo fa. Mentre la professoressa riposa il sonno del giusto grazie alla pensione, in lei si risveglia un istinto da detective piuttosto effervescente. Chiamata in sostegno di Agnese, che è veramente distrutta dal dolore, si guarda intorno in quella splendida casa che assomiglia ad un museo, e comincia a notare cose fuori posto. Piccole sensazioni stridenti, di qualcosa che non va. Raccoglie confidenze riluttanti, qualche pettegolezzo, fa ricerche per conto suo. Si fa baldanzosa, si trasforma in investigatrice… infastidendo non poco il suo vicino di casa rappresentante della legge. Rischia anche in prima persona, Anna. Sarà pure in pensione, sarà pure una donna, ma ha un bel cervello funzionante, forte curiosità e grandi capacità di collegamento.

Tant’è che la sua attenzione scova subito il filo più dimesso di tutti, quel grigio che si confonde con la polvere, e che le fa fare un salto indietro di secoli, agli anni in cui a Pavia dominava nientemeno che l’Inquisizione.
Sì, quella della caccia alle streghe. La diamo per scontata a Roma, ce l’aspettiamo a Firenze e in altre parti d’Italia, ma… a Pavia? I Monty Phyton ci videro lungo con il loro sketch di anni fa, enunciando già chiaramente che nessuno si aspetta mai l’Inquisizione! 😀

Ebbene, quel filo polveroso si lega stretto al capostipite della potente famiglia Soleri, Padre Scipione Soleri, inquisitore roccioso, intransigente e crudele, nonché costruttore della bellissima casa teatro dell’omicidio dell’inizio. E detentore di un segreto vergognoso.

Lo scoprirete leggendo, nei particolari. Ed è uno dei motivi per cui si deve leggere questo libro. Gli altri riguardano lo stile piacevole e mutevole dell’autrice, che sa essere seria al limite della cupezza e leggera e divertente, quando la storia lo richiede. In alcune pagine arriva ad essere lirica perché descrive la poesia che viviamo tutti quando guardiamo i luoghi della nostra vita attraverso lo scorrere del tempo.
C’è quella sottile nostalgia dolce dolce che ci prende quando guardiamo un punto della nostra città dove c’era il nostro negozio preferito da bambini. Oppure il cancello del liceo, che all’epoca avremmo abbattuto volentieri, ma che vent’anni, trent’anni dopo, ci fa sorridere di affetto per quella ragazza o quel ragazzo in preda a sconvolgimenti ormonali, avvolto in spalline imbottite e orgoglioso portatore di ciuffi improbabili o tinte azzardate.

Sono i punti del libro che hanno toccato corde sensibili e dal suono riposante, quelle che suscitano emozioni rassicuranti, che ben si uniscono a quelle della curiosità storica e del desiderio di approfondire la conoscenza del luogo in cui si vive. La memoria dei sassi è quella corda che canta sottile e che non è mai stanca di raccontare, se abbiamo voglia di ascoltarla. Ed è quella che ci fa capire se siamo davvero a casa o no.

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Annalisa Gimmi


insegna al Liceo delle Scienze Umane di Pavia. Ha sempre amato scrivere. Per anni la sua passione si è concentrata sulla ricerca in campo letterario ed editoriale. Ha collaborato con l’Istituto di Storia della Lingua italiana e con il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, traendo materiale per articoli e saggi apparsi su riviste specialistiche. Ha pubblicato il volume Il mestiere di leggere, il Saggiatore, 2002, sui pareri editoriali della Mondadori negli anni Cinquanta, ricostruendo i meccanismi interni alla Casa Editrice milanese nel periodo in esame. Negli anni Novanta ha collaborato con la pagina di Cultura del “Corriere del Ticino” di Lugano e, tra il 2005 e il 2007, de “il Giornale”. Ha compilato la Bibliografia di Alfonso Gatto (Storia e letteratura 2009, con Marta Bonzanini) e ha curato le raccolte di inediti e rari di Alfonso Gatto, Ballate degli anni e Il gatto in poltrona, entrambe per Effigie, 2012. Nel 2016 ha pubblicato il saggio Bestie come noi (Effigie) e nel 2018 il romanzo per ragazzi Cose da grandi (Jona). Per due anni 2017-2018 ha ideato e condotto la trasmissione Penne, zampe, squame (dedicata agli animali) presso Radio Ticino Pavia (trasmissione premiata dall’Accademia dei Gatti Magici con il premio Bastet per la diffusione della cultura degli animali, e del gatto in particolare). Ora collabora con Radio Morpheus con una rubrica di diffusione libraria. Chiamatemi Romeo è nato dalla volontà dell’Autrice di sensibilizzare le persone e avvicinarle al mondo animale, in modo sano e propositivo. In tal senso, promuove da tempo diverse iniziative nelle scuole e sul territorio, instaurando contatti con associazioni in tutta Italia.

A cura di Loredana Gasparri

www.delfurorediaverlibri.it