Lapvona




LAPVONA

di Ottessa Moshfegh

Feltrinelli 2023

Silvia Rota Sperti (Traduttore)

Narrativa, pag.273

Sinossi. Il racconto si svolge nel corso di un anno nel villaggio medievale di Lapvona, un luogo povero e timorato di Dio che viene perennemente prosciugato dei suoi averi dal signore feudale che vive in cima alla collina. Marek, il figlio storpio, bistrattato e delirante di un pecoraio, non ha mai conosciuto sua madre; suo padre gli ha detto che è morta durante il parto. Una delle poche consolazioni per Marek è il suo legame duraturo con l’ostetrica cieca Ina, che lo ha allattato quando era un bambino, come ha fatto con tanti bambini del villaggio. Ma i doni di Ina vanno oltre all’accudimento dei neonati: possiede una capacità unica di comunicare con il mondo naturale. Il suo dono la trasforma in veicolo di conoscenze sacre. Per alcune persone, la casa di Ina nei boschi fuori dal villaggio è un posto da temere e da evitare, un luogo senza Dio. Tra di loro c’è padre Barnaba, il prete della città e lacchè del depravato signore e governatore Villiam. Il disperato bisogno del popolo di credere che ci sia qualcuno che ha a cuore i suoi interessi è messo a dura prova da Villiam e dal sacerdote, specialmente in questo anno di siccità e carestia eccezionali. Ma quando il destino porta Marek vicino alla famiglia del signore, nuove forze occulte sconvolgono il vecchio ordine. Entro la fine dell’anno, il velo tra cecità e vista, vita e morte, mondo naturale e mondo degli spiriti si rivelerà molto sottile.


Recensione di Diego Pitea

Quello di Ottessa Moshfegh è un libro veramente potente, che fa precipitare il lettore in un mondo di brutalità, di violenza e di disperazione. Nel corso di un anno nel villaggio medievale si alterneranno pestilenze e carestie che decimeranno le persone del villaggio, con il passare del tempo divenuti sempre meno persone e sempre più belve.

Protagonista del libro è Marek, un ragazzino che la madre aveva cercato di uccidere più volte e con ogni mezzo quando si trovava ancora dentro l’utero e che, per tale motivo, era nato storpio e deforme. Ed è proprio Marek che incarna il senso di questo libro che mira a descrivere attraverso metafore la malvagità umana, tanto che alla fine anche lui ne verrà travolto.

Ma se Marek è il personaggio principale, attorno a lui vorticano altri personaggi delineati benissimo dalla Moshfegh: dal padre Jude, irascibile, ma forse l’unico che mostra sprazzi di umanità, al governatore Villiam che, al contrario, incarna tutti i vizi e le brutture umane, fino all’ostretica cieca Ina, che ha allattato Marek da piccolo, così come tutti gli altri bambini del villaggio, e con cui mantiene un legame corporeo attraverso il suo seno.

Un libro da leggere se si ha voglia di scendere in un inferno in terra, ma lo consiglio solo a chi non è impressionabile e che possiede uno stomaco forte, per le numerose scene cruenti presenti.      

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Ottessa Moshfegh


Ottessa Moshfegh è un’autrice statunitense. Nata a Boston, scrive romanzi e saggi. Ha pubblicato una novella, McGlue, che ha vinto il Fence Modern Prize e il Believer Book Award. Suoi racconti sono apparsi sulla “Paris Review”, sul “New Yorker” e su “Granta”. Con Eileen, il suo primo romanzo, ha vinto il PEN/Hemingway Award per l’opera prima ed è stata finalista del National Book Critics Circle Award e del Man Booker Prize. Nel 2019 pubblica con Feltrinelli Il mio anno di riposo e oblio. Nel 2020 esce, sempre per la stessa casa editrice, La morte in mano, nel 2021 Nostalgia di un altro mondo e nel 2023 Lapvona.