L’ombra dello Scorpione




 L’OMBRA DELLO SCORPIONE

di Stephen King

Bompiani 1978

Bruno Amato e Adriana Dell’Orto (Traduttore)

 Horror, fantascienza, pag.1148

Sinossi.Un classico pubblicato per la prima volta nel 1978 e ambientato in un futuro prossimo (ormai presente) nel quale l’umanità è martoriata da una epidemia globale senza precedenti. La visione apocalittica di Stephen King ci restituisce un mondo completamente trasformato dal virus, con città vuote e spettrali percorse da poche persone allo sbando. “L’ombra dello scorpione” è ancor più affascinante e spaventoso oggi di quando è stato pubblicato per la prima volta. È il morbo sfuggito a un segretissimo laboratorio a seminare morte in tutto il mondo: il novantanove per cento della popolazione della terra non sopravvive all’apocalittica epidemia. I pochi sopravvissuti si trovano intrappolati in uno scontro più grande di loro, quella lotta eterna tra forze della natura nella quale si può solo decidere di perseguire il Bene e appoggiarsi alle fragili spalle di Mother Abagail, la veggente ultracentenaria, o seguire le orme dello spaventoso Randall Flagg, il Senza Volto, il Signore delle Tenebre. L’umanità di fronte alla pandemia sbanda tra paura e voglia di sopravvivere a qualsiasi costo: emergono i lati più oscuri dell’animo umano ma anche il coraggio di affrontare le tenebre.


Recensione di Kate Ducci

Un classico del genere, da qualcuno ritenuto il miglior romanzo di King, a torto o a ragione. Di sicuro, racchiude tutte le migliori ispirazioni che muoveranno il King degli anni a venire, il suo ampio respiro nel comprendere più tematiche, l’escamotage iniziale di scegliere persone ordinarie e precipitarle in eventi straordinari, per vedere di quale pasta siano davvero fatte. Da questo romanzo in poi, ciò che King scriverà non farà più parte di un genere, ma sarà un genere a sé, che lo renderà inconfondibile qualunque cosa scriva.

Ho voluto affrontarne di nuovo la lettura, non solo per la voglia di farlo a distanza di decenni, ma perché questa edizione, per volontà dell’autore, è stata arricchita con molte parti tagliate in precedenza.

King ha molti doni, tra cui non rientra quello della sintesi, ma forse non è nemmeno corretto affermare ciò. King non è sintetico perché non vuole esserlo e perché sa egregiamente catturare il lettore fornendogli proprio quei dettagli di cui ha bisogno. Col senno di poi, quando questa sua caratteristica è stata riconosciuta come punto di forza, ha deciso di restituirci il suo romanzo così come lo aveva creato in origine, così come sarebbe stato se lo avesse scritto qualche decennio dopo.

Tremendamente attuale, ci precipita in una realtà apocalittica, dimostrando che il pericolo e la sofferenza poco insegnano ai molti e che, tolto uno smarrimento iniziale che spinge a far fronte comune, l’essere umano ha la tendenza a prevaricare e danneggiare persino se stesso pur di danneggiare gli altri.

Ma non sempre è così, non è un messaggio pessimistico quello che King lancia, bensì realistico: le persone non cambiano mai, ma si mostrano per come sono, quando il pericolo impone di farlo. Così, alcuni personaggi diventeranno abili approfittatori e prevaricatori, altri faranno scelte silenziose e codarde, altri ancora soccomberanno persino togliendosi la vita; ma alcuni dimostreranno spirito eroico, saranno capaci di un sacrificio per la salvezza altrui, a volte anche a discapito della propria.

Ed è in questo che risiede il messaggio positivo che King ci lascia in dono:

una cattiva persona resterà sempre tale, qualunque cosa le accada; ma una buona persona farà altrettanto ed è qui che risiede la speranza.

Stephen Edwin King


(Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo. Scrittore prolifico, nel corso della sua carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, anche con lo pseudonimo di Richard Bachman fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie. Buona parte dei suoi racconti ha avuto trasposizioni cinematografiche o televisive, anche per mano di autori importanti quali Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma, J. J. Abrams, David Cronenberg, Rob Reiner, Lawrence Kasdan, Frank Darabont, Taylor Hackford e George A. Romero. Pochi autori letterari, a parte William Shakespeare, Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti. A lungo sottostimato dalla critica letteraria, tanto da essere definito in maniera dispregiativa su Time “maestro della prosa post-alfabetizzata”, a partire dagli anni novanta è iniziata una progressiva rivalutazione nei suoi confronti. Grazie al suo enorme successo popolare e per la straordinaria capacità di raccontare l’infanzia nei propri romanzi è stato paragonato a Charles Dickens, paragone che lui stesso, nella prefazione a ‘Il miglio verde’, pubblicato a puntate nello stile di Dickens, ha sostenuto essere più adeguato per autori come John Irving o Salman Rushdie.