L’Orto Americano




Sinossi. Subito dopo la Liberazione, in una mattina bolognese, una ragazza in divisa da ausiliaria americana si affaccia per chiedere indicazioni nella bottega di un barbiere. E le basta uno sguardo distratto per far innamorare un giovane aspirante scrittore. Anni dopo, anche grazie al ricordo di quello sguardo, lui decide di andare proprio in America, «assieme ai suoi morti», per tentare di scrivere il romanzo definitivo, quello che, ne è certo, sarà finalmente pubblicato. Ma le distrazioni cominciano subito: un macabro ritrovamento, un orto da cui di notte provengono urla misteriose e soprattutto una vicina di casa la cui figlia Barbara, arruolatasi come ausiliaria, è dispersa in Italia, probabilmente morta, forse uccisa. Lui ne è certo: è proprio lei, la ragazza che ha intravisto dal barbiere, e lui deve ritrovarla. Le tracce portano ad Argenta, alla foce del Po, a un processo che sta per celebrarsi e a una torbida coppia di fratelli. Laggiù, tra il cielo e l’acqua, lo scrittore incontrerà una vicenda più coinvolgente e pericolosa di qualsiasi romanzo abbia mai immaginato: una storia di erotismo e omicidio, di vivi che non sanno vivere e morti che non vogliono morire

 L’ORTO AMERICANO

di Pupi Avati

Solferino 2023

Romanzo gotico, pag.129

 Recensione di Roberto Forconi

Leggere un romanzo di Pupi Avati è come tornare indietro nel tempo, fermarsi in quell’attimo dove odori e colori si fissano in una memoria giovanile e che nonostante gli anni restano tali e quali, magari assumendo i contorni di una foto leggermente ingiallita. Un incanto dovuto all’abile uso della prosa, della forza narratrice di trasportarti dentro quei luoghi tanto cari all’Avati Scrittore (in primis) e Regista. 

L’Orto Americano si presenta essenziale ma ben vestito, elegante nei suoi grigi e veloce nella realizzazione. Una storia che affonda le radici nel romanzo gotico con echi alla Shirley Jackson e quei racconti come Il Confessionale dei Penitenti Neri e si trasforma nella più grande ricerca dell’Amore vissuto in maniera viscerale seppur platonico.
Non si scende mai nel cliché e anziché basare il tutto su echi sovrannaturali, Avati scegli di raccontare la storia di un giovane scrittore in erba allucinato dall’infatuazione verso una ragazza americana che, tra Argenta e l’America rurale di provincia si getta capofitto in una ricerca contornata di echi di un passato lontano, l’ombra di un serial killer in procinto di essere processato e lo scontro contro una società ancora non in grado di aiutare il prossimo.

Le cose che saltano subito all’occhio dello scrittore è il linguaggio usato dallo scrittore, mai difficile ma tanto ricercato; una delizia per gli occhi e la fonetica (provate a leggerne qualche estratto ad alta voce); ma anche i personaggi che tanto ricordano il vecchio cinema italiano. Non mi stupirebbe, anzi sarebbe una grandissima gratificazione vederne una trasposizione cinematografica di livello.

L’Italia è una grande protagonista, i luoghi ferraresi dell’Avati regista, Argenta con la sua foce e quei boschi densi di nebbia e cadaveri riesumati, vittime della persecuzione nazista. Un’Italia appena uscita dalla guerra, ferita ma non annientata in cui c’è più bisogno di trovar colpevoli che ricercare la verità assoluta. La cui fede verso qualcosa in intangibile è più forte di qualsiasi realtà mostrata.

E quei volti consumati dalla rabbia e dal dolore da una parte, e dall’altra, belli e inarrivabili che gettano luci nelle ombre. Ci sono riferimenti alla cronaca nera del nostro paese nelle gesta del Mostro di Firenze, qui rappresentato da un Glauco bellissimo e a modo. Un giallo che trova conforto nel mystery tenendo sospeso il lettore fino all’ultima pagina.

L’Orto Americano è un gran esercizio di stile, un bellissimo modo di raccontare un amore maledetto, e un forte appartenendo a quel tipo di racconto che manca da troppo tempo nei nostri scaffali.

Una frase simbolica che riassume molto del mondo di Pupi Avati e che ho trovato perfetta per descrivere quella sua Italia:

Quei cadaveri appena marciti riservavano una puzza irriguardosa, la medesima delle reliquie che appassionano i preti nelle loro processioni”:

Ma come vogliamo credere, nonostante ci sia del marcio, del sudiciume nei posti più nascosti della società, l’amore, quello vero supera le barriere del tempo.

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Pupi Avati


Pupi Avati, all’anagrafe Giuseppe Avati (Bologna, 3 novembre 1938), è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore italiano.