Manifesto criminale 




Sinossi. Questa volta Ray Carney sta rigando dritto. Dopo quattro anni, il suo passato da ricettatore è quasi un ricordo e il suo negozio di mobili in 125th Street macina affari onesti. Il contesto tuttavia non aiuta; è il 1971 ed è New York: la spazzatura si accumula per le strade e infuriano incendi dolosi, il livello di criminalità è ai massimi storici, la città scivola verso la bancarotta ed è guerra aperta tra la polizia e il Black Liberation Army. Così, quando Carney non riesce a trovare i biglietti del concerto dei Jackson 5 per sua figlia May, non ci pensa due volte a rispolverare un vecchio contatto in polizia, il detective Munson, una sorta di garante del malaffare nelle sue più svariate espressioni. E nello spazio di una telefonata, Ray Carney rientra nel giro. Dentro o fuori, ci sono delle costanti nella vita: una di queste è Pepper, ex partner nel crimine e sorta di “zio” acquisito dei figli di Ray, che Carney richiama per un lavoretto di security in una produzione cinematografica Made in Harlem scaraventandolo in un mondo fatto di capricciose star hollywoodiane, spacciatori, gangster e sicari. Sarà ancora a Pepper che tornerà a rivolgersi il venditore di mobili nel 1975 quando, sullo sfondo di una Harlem che brucia isolato per isolato, decide di mettersi sulle tracce di folli piromani manovrati da politici locali per losche speculazioni.

 MANIFESTO CRIMINALE

di Colson Whitehead

Mondadori 2023

Silvia Pareschi ( Traduttore )

narrativa, pag.384


Manifesto criminale 

A cura di Marina Toniolo


 Recensione di Marina Toniolo

Un uomo ha una gerarchia del crimine, di ciò che è moralmente accettabile e di ciò che non lo è, un manifesto criminale, e chi aderisce a un codice inferiore, è uno scarafaggio’.

Una traduzione impeccabile quella di Silvia Pareschi che rende ‘Manifesto criminale’ un autentico diamante nel panorama della narrativa attuale. Il romanzo non è semplicissimo: molte volte mi sono persa nelle strade e nelle storie delle storie, ma un affresco così vivido, così corale di un quartiere newyorkese per di più ambientato negli anni Settanta, mi ha affascinata e totalmente conquistata. 
Harlem segue le vicissitudini della gente che vi abita ed è un continuo ricambio di generazioni di immigrati. Italiani ma anche e soprattutto neri che hanno uptown la loro roccaforte, persone oneste che abitano in quartieri non ancora degradati con alberi nelle vie e, soprattutto, con la pulizia delle strade, e persone meno oneste che si spartiscono il territorio con tutto l’alfabeto dei crimini possibili e immaginabili.

È qui che si muove il protagonista Carney che gestisce una onesta rivendita di mobili. Sua moglie nulla sa della vita precedente come ricettatore perché ormai Carney è fuori dal giro. Ma per la figlia May compie un’eccezione che ha conseguenze catastrofiche nel corso di un lustro. Il romanzo è suddiviso in tre parti, in ognuna mi ritrovo con personaggi fuori dagli schemi con colpi di scena assolutamente ben orchestrati da Whitehead. 

Immaginate un film tarantiniano, uno dell’ispettore Callaghan e uno di Lynch, mischiateli insieme e avrete l’idea di cosa state affrontando con ‘Manifesto criminale’. 
Criminali vestiti di lurex o di spandex con tutti i colori dell’arcobaleno, gangster che si rifanno alle Black Panther, poliziotti che hanno un covo in ogni palazzo dove poter portare la refurtiva o le ragazze, stelle del cinema che scappano da ex fidanzati capi della malavita e da spacciatori, piromani con il fuoco che cammina con loro.
Fuori, per strada, vigevano le regole di Harlem: chiassose, imprevedibili, più futili di uno zio sfigato. Le sirene sfrecciavano su e giù per le avenue, regolari come le corse della metropolitana, a tutte le ore, seguendo la tabella di marcia della calamità. Se non erano gli sbirri in una missione devastatrice, era un’ambulanza in corsa contro il destino. Un camion dei pompieri che filava verso un caseggiato vuoto prima che l’incendio divorasse l’intero isolato, o verso un palazzo di sei piani innaffiato di benzina per l’assicurazione, con dentro una decina di famiglie’. 

Carney ha in Pepper l’amico fraterno, colui che lavorava con il padre – traduzione: svolgevano imprese delinquenziali – e a lui si rivolge per certi lavoretti. Pepper è l’anima di Harlem. Un duro che picchia forte e che sa sempre come ricavare informazioni. Ogni tanto ha un incontro ravvicinato con una mazza da baseball, ma questo rafforza ancora di più in lui l’idea di una giustizia criminale che viene prontamente eseguita. Personaggi a tutto tondo costellano le pagine rendendo la lettura densa di suoni e di colori.

Un vero inno a Harlem descritto in modo amorevole nelle parti peggiori con una lucidità e un’ironia uniche. I temi trattati tuttavia non sono ironici, parliamo di corruzione della polizia, di gangster, di spacciatori, di papponi, di piromani, di un sistema che si autoalimenta per arraffare quanto più denaro possibile. Un continuo turnover di chi sta al potere e da quella posizione manovra i fili della distruzione e del rinnovamento.

Prima era diverso, diceva la gente, a noi piaceva com’era prima. Lo dicevano sempre, quando la vecchia città scompariva e qualcosa di nuovo prendeva il suo posto’.

Consigliato? Assolutamente si, ‘Manifesto criminale’ è come un buon whiskey torbato che lascia un retrogusto dolce e amarotico per ore.

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Colson Whitehead


1969 New York, è uno scrittore statunitense, vincitore di numerosi premi, erede del romanzo postmoderno, della saturazione mediatica che diventa meditazione sulla storia e sul suo assorbimento nella cultura del consumo. Ne ‘L’intuizionista’ (Mondadori, 2019) gli ascensori diventano simbolo di sviluppo verticale e di un’ansia di promozione sociale che seduce anche i neri. Dopo ‘John Henry Festival’ (Sur, 2018) mostra un mondo minacciato da un nuovo razzismo, di cui la cultura delle merci si fa veicolo e in cui la pubblicità è la principale fonte di ispirazione nella vita delle persone, mentre il postapocalittico ‘Zona Uno’ (Einaudi, 2013) destruttura il genere horror. ‘La ferrovia sotterranea’ (Sur, 2016) è stato un successo internazionale che gli è valso il Pulitzer e il National Book Award. Nel 2019 pubblica ‘I ragazzi della Nickel’ (Mondadori) E nel 2023 ‘Manifesto criminale’ (Mondadori).

A cura di Marina Toniolo

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